Dalla memoria dei sopravvissuti a quella degli esuli, dalla rimozione del passato coloniale alle sorti delle dimore dei carnefici nazisti, dal museo della prigione di Ebrat, in Iran, agli archivi digitali della memoria, fino alla rielaborazione del passato nazista di due famiglie tedesche e alla complessa rielaborazione dei traumi sul confine orientale italiano: queste saranno soltanto alcune delle relazioni che animeranno Transizioni di memoria. Narrazioni della violenza nel XX e XXI secolo, il convegno internazionale di studi storici promosso dalla Fondazione Fossoli, che si terrà il 15 e 16 ottobre a Carpi, riunendo studiosi italiani, europei e statunitensi per due densissime giornate di studio e confronto. Le relazioni prenderanno in esame esperienze italiane e straniere – anche in chiave comparata – focalizzando l’attenzione sulla storia e la memoria degli eventi e dei luoghi, affrontando le diverse narrazione: testimonianze, letteratura, nuove tecnologie, esposizioni museali, rappresentazione in forma artistica e architettonica della violenza, sui nodi problematici del confronto fra storia e memoria di eventi traumatici.
“Questo convegno – spiega la direttrice della Fondazione Fossoli, Marzia Luppi – rappresenta un’importantissima occasione per riflettere, a livello internazionale, su alcuni tempi centrali sia per la ricerca storica contemporanea, che per le nostre società nel loro complesso. Dopo quella che è stata definita l’era del testimone, stiamo entrando in un nuovo scenario, in cui occorrerà riflettere profondamente su come trasmettere la storia di specifici avvenimenti traumatici quando la memoria fisica di coloro che vi hanno assistito direttamente sarà venuta a mancare. Se la violenza ha caratterizzato il Novecento, non dobbiamo mai dimenticarci che essa è sempre ‘narrata’, a partire da punti di vista, scopi, prospettive e storie differenti. Essere consapevoli di come ogni memoria rappresenti sempre, inevitabilmente, una costruzione complessa, sfaccettata e mutevole nel tempo, può aiutarci a resistere sia alle strumentalizzazioni che alle semplificazioni, all’oblio come alla superficialità. Più che l’imperativo a non dimenticare, questo convegno vuole porre l’accento su un’altra domanda centrale della nostra epoca: in che modo scegliamo di ricordare, e per che scopo?”.
Dopo i saluti istituzionali, la prima giornata si aprirà con la sessione dedicata a violenza e dinamiche della memoria, coordinata da Lorenzo Bertucelli, dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Prima relazione, quella di Gaia Delpino, Rosa Anna di Lella e Claudio Mancuso, con un intervento dal titolo Esporre la violenza. Memorie, conflitti e narrazioni nel Museo coloniale di Roma; a seguire, Federico Labanti e Nieves López si occuperanno di Archivi e luoghi digitali della memoria: Atlante Interattivo dei rifugiati spagnoli in Francia (1939-40); Xavier Gaillard si sposterà invece in tutt’altro scenario, con un’analisi del Prison Museums di Tehran; Sara Ann Sewell chiuderà invece la mattinata con un intervento sulla memoria acustica dei sopravvissuti alla Shoah.
A introdurre la sessione pomeridiana sarà invece Georgi Verbeeck, dell’Università di Maastricht, con una riflessione sul paradigma dell’Olocausto nell’epoca della competizione tra memorie. Guri Schwarz, dell’Università di Genova, sarà invece il moderatore della seconda sessione, dedicata ai conflitti, revisionismi e negazionisti legati alla memoria della violenza: ad aprirla, la relazione di Thomas Ort dal titolo Ricordando il massacro di Lidice, dimenticandone le cause: la memoria ufficiale nella Cecoslovacchia del Dopoguerra; a seguire, Elena Pirazzoli analizzerà la memoria intergenerazionale e rielaborazione narrativa della violenza del nazismo e della guerra nella storia di due famiglie tedesche, mentre Petra Di Laghi si occuperò del confine orientale italiano e del processo di elaborazione della memoria dei traumi nel Novecento, in particolare rispetto all’esodo istriano e alle ‘foibe’. La giornata sarà conclusa da una disamina della costruzione della memoria del colonialismo italiano tra omissioni, riscritture e una nuova presenza in Africa, a opera di Gianmarco Mancosu.
Sabato 16 ottobre, a moderare la prima sessione della seconda giornata, dedicata alle storie e narrazioni del confine come spazio del trauma, sarà Andrea Borsari, dell’Università di Bologna. Enrico Miletto terrà la relazione introduttiva, sul tema della letteratura e la frontiera orientale d’Italia, mentre Camilla Balbi e Federico Cantoni indagheranno L’inferno del confine: fantasmi e visioni in Carne y Arena; Della zona grigia, e del confine nella produzione fantastica di Primo Levi si occuperà invece Marco Sartor, mentre Simone Evangelisti analizzerà le storie di traumi nella fuga tra la provincia di Sondrio e la Svizzera durante la Seconda Guerra Mondiale. James Young, dell’Università del Massachusetts relazionerà poi sul tema dei legami tra architettura e memoria.
La seconda sessione della giornata, dedicata ai luoghi e alla modificazione delle tracce della violenza, sarà infine moderata da Patrizia Violi, dell’Università di Bologna.
Anne-Marie Broudehoux, dell’Università del Québec, terrà una relazione dedicata a un episodio di storia negata ed eredità contestata, riguardante il passato degli schiavi di Rio de Janeiro. Ilaria Cattabriga, dell’Università di Bologna, analizzerà invece i Frammenti di memoria negli ex centri clandestini di detenzione, tortura e sterminio Club atletico e Olimpo di Buenos Aires mentre Rafael De Conti Lorentz, dello IUAV, terrà una relazione dal titolo L’impossibilità della rappresentazione: il progetto di Peter Zumthor per la Topografia del terrore. Chiuderà la due giorni l’intervento di Mario Panico, dell’Università di Bologna, analizzando le ‘loro case’, ovvero le ville dei carnefici nazisti tra post-memoria e preservazione.
Il convegno si terrà presso il Cinema Eden e potrà essere seguito sia in presenza che a distanza, previa iscrizione obbligatoria fino a esaurimento posti su info@fondazionefossoli.it