Agende chiuse o attese di mesi per riuscire a strappare un appuntamento per una visita specialistica. La sanità pubblica è sempre più lontana dai bisogni della cittadinanza.
“La situazione epidemiologica è in progressivo miglioramento e da alcune settimane negli ospedali modenesi sono stabili anche i ricoveri, circa una cinquantina. La pressione sulle strutture ospedaliere al momento non desta preoccupazione, d’altronde – ha sottolineato il direttore generale dell’Ausl di Modena, Antonio Brambilla – 52 persone ricoverate su oltre di 2mila posti letto sono numeri del tutto accettabili”.
Nonostante siano lontani i giorni in cui gli ospedali erano in affanno a causa dell’onda d’urto del Covid, le liste d’attesa per accedere alle prestazioni sanitarie di specialistica ambulatoriale continuano ad allungarsi creando inevitabili disagi tra i cittadini, spesso costretti – qualora siano economicamente grado di farlo – a rivolgersi al privato o al privato-accreditato pur di ottenere l’appuntamento di cui hanno bisogno in tempi ragionevoli.
I ritardi che scontiamo ancora oggi sono in parte ascrivibili alla totale sospensione dell’attività ordinaria durante i primi mesi di emergenza sanitaria (quando erano garantite solo le urgenze e i controlli per i cittadini con patologie rilevanti croniche e rare) ma se da un lato si tenta di recuperare il tempo perduto, la convivenza col Covid rende le cose assai complesse e difficilmente sul versante offerta di visite ed esami ordinari non urgenti si potrà tornare, in termini quantitativi e di rispetto dei tempi, ai livelli pre-covid.
“La definizione delle agende – spiega l’Ausl di Modena – risente infatti di una programmazione che forzatamente rimane di breve-medio periodo e che subisce riadattamenti quasi giornalieri. Ciò ha inevitabili impatti sui cittadini, i quali possono ad esempio non trovare subito l’appuntamento e vengono invitati a riprovare nei giorni successivi”.
Insomma nulla sarà più come, poiché la programmazione delle prestazioni deve – e dovrà ancora a lungo – garantire il rispetto delle misure per la prevenzione del contagio: distanziamento e sanificazione degli ambulatori hanno comportato, rispetto al passato, una riduzione di circa un terzo del numero di posti che è possibile mettere a disposizione in uno stesso arco temporale. Qualche numero? Nel primo semestre 2021 complessivamente sono state prenotate quasi 306.000 prestazioni, con un calo del 17% rispetto al primo semestre 2019. Le tipologie di visite ed esami prese in considerazione sono quelle oggetto della rilevazione regionale, tra cui prime visite di diverse specialità (oculistica, urologia, fisiatria, endocrinologia, neurologia, ortopedia, oncologia), risonanze magnetiche e TAC. Un calo apparentemente contenuto ma è bene sottolineare come la paura abbia indotto numerosi cittadini a stare alla larga dagli ospedali con inevitabili conseguenze sul loro stato di salute.
“Oggi – spiega la dottoressa Lucia Pederzini, responsabile del Servizio Gestione delle Attività di Specialistica Ambulatoriale dell’Azienda USL di Modena – siamo nelle condizioni di poter rimodulare e innovare l’assistenza integrando il rapporto medico-paziente e i confronti tra gli specialisti e i medici di medicina generale con gli strumenti offerti dalle nuove tecnologie, nell’ottica di limitare l’accesso alle strutture ospedaliere alle condizioni strettamente indispensabili, per evitare ulteriori rischi al paziente stesso”.
L’obiettivo è chiaro: limitare all’osso le prestazioni, evitando quelle “inutili”, ottimizzando così le risorse – sempre più scarse – a disposizione e tenendo fuori dagli ospedali quante più persone possibile. La conseguenza più evidente è altrettanto evidente: chi può permetterselo si rivolgerà a strutture private o private-accreditate per tagliare i tempi e salvaguardare la propria salute, mentre gli altri saranno costretti a fare la spola in farmacia per verificare la disponibilità o meno di un appuntamento a spasso per la provincia di Modena. Una cosa è certa, il Covid ha palesato – in tutta la sua drammaticità – le lacune del nostro sistema sanitario. Solo nel medio periodo saremo in grado di quantificare le conseguenze – dirette e indirette – della pandemia nonostante il prezzo già pagato sia a dir poco salato.
Jessica Bianchi