L’obbligo vaccinale per il personale scolastico torna a dividere le forze politiche nel Governo. “Sono favorevole all’obbligo di vaccinazione per il personale scolastico come per il personale della sanità viste le relazioni continue di vicinanza e in presenza con gli studenti. Testimonia la civiltà di un Paese che accetta di affrontare la pandemia con l’approccio scientifico che anche la scuola promuove”. Così Lamberto Montanari, presidente regionale dell’Associazione nazionale presidi (Anp).
Per Montanari, “anche gli studenti vanno vaccinati e questo sarebbe il modo migliore per tornare a scuola”.
Ci sono resistenze da parte di insegnanti e studenti?
“Non credo che da parte del personale scolastico, dei docenti vi sia una ritrosia a vaccinarsi, secondo me da un lato c’è una sovrastima delle persone ancora da vaccinare perché quel 200mila che sta girando mi pare una cifra troppo alta – continua Montanari – e credo risenta del fatto che a un certo momento le vaccinazioni per i professori si sono fermate, non c’è stata più quella corsia preferenziale e molti forse sono stati vaccinati senza essere registrati come docenti. In pratica, non possiamo più sapere quanti docenti si sono vaccinati perché la vaccinazione non è più collegata alla categoria
Il rifiuto all’approccio scientifico lo trovo intollerabile per il personale della scuola e ribadisco l’obbligo vaccinale come già esiste per il personale della sanità”
Sono impietosi i dati del Rapporto Invalsi: circa uno studente su due, nell’era Covid della didattica a distanza, ha terminato l’anno scolastico impreparato. Dati in picchiata in italiano e matematica, più o meno stabili in inglese, dove però il livello si conferma drammaticamente basso. I risultati delle prove Invalsi sono in picchiata da anni, basterà tornare in presenza?
“Oggi siamo ancora qui a parlare di una didattica di tipo tradizionale basata sulla lezione trasmissiva. Serve una didattica laboratoriale, operativa, digitale che si avvale delle tecnologie anche per raggiungere quelle competenze che altrimenti, con la sola trasmissione di contenuti, non si raggiungono. Sto parlando di discipline come la matematica, le scienze e le lingue straniere che segnalano da tempo un livello misurato troppo basso.
Le prove Invalsi sono come un termometro che misura le competenze rispetto alle discipline fondamentali e i risultati ci dicono che in Italia le competenze necessarie per leggere e comprendere un testo, per affrontare problemi scientifici o matematici complessi e per conoscere la lingua straniera in molte aree non raggiungono i livelli minimi necessari in un Paese civile.
Non è una novità, lo si sa da anni che con una didattica tradizionale e trasmissiva non si può pensare di cambiare il sistema e raggiungere quelle competenze: occorre cambiare il metodo di insegnamento, la didattica e tutta l’organizzazione del sistema d’istruzione italiano. Non si può liquidare la questione dicendo che è la Dad che ha provocato un abbassamento dei livelli.
Con la Didattica a distanza la maggior parte degli insegnanti, ahimè, ha continuato a fare la lezione trasmissiva, semplicemente da remoto. Questo non è un uso corretto delle tecnologie perché bisogna avvalersi della logica, della razionalità, dell’organizzazione, degli strumenti che le tecnologie offrono per una didattica articolata che non si limiti alla trasmissione di contenuti ma sviluppi la partecipazione, l’attenzione e le capacità degli studenti. Per questo le competenze si rendono necessarie per arrivare a risultati accettabili. La domanda è quale didattica?” conclude Montanari.