Covid e scuola: si rientra a scaglioni e l’obiettivo del 100% resta lontano per le superiori

Facciamo i conti con le medesime criticità che c’erano all’inizio dell’anno scolastico? “Era impensabile che una scuola potesse essere cambiata in un anno non si possono costruire nuove scuole in numero sufficiente da avere spazi più ampi” afferma il preside dell’Istituto Da Vinci Marcello Miselli

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Per le scuole superiori, l’Emilia Romagna al momento ha scelto l’opzione più prudente prevedendo la presenza in classe del 70% di studenti, si entrerà alle 8 e alle 10 e si uscirà alle 13 e alle 15.

A Modena si parte mercoledì 28 con gli ingressi scaglionati per consentire la riorganizzazione dei servizi di trasporto secondo le nuove modalità. In Provincia di Reggio Emilia si parte lunedì 26 aprile con la rimodulazione degli orari in base ai distretti.

Nel giro di una settimana sono cambiate le carte in tavola per tre volte: prima il Governo ha avanzato l’ipotesi di un rientro al 100% in presenza alle scuole superiori, poi dal confronto con le Regioni era stato raggiunto il compromesso del 60%, infine nel decreto legge viene fissato un minimo del 70% di lezioni in presenza da organizzare in tre giorni prima dell’avvio del 26 aprile: un lavoro non semplice per chi si è trovato a dover rimodulare periodicamente gli orari dell’attività scolastica in base alle diverse fasce di colore.

I motivi per i quali non sono possibili lezioni in presenza al 100% alle scuole superiori sono gli stessi che avevamo a settembre: la capienza dei trasporti pubblici ridotta per le normative anticovid, i limiti strutturali delle scuole italiane, che non consentono di rispettare le distanze in classe, la numerosità in classe.

Dal 26 aprile dunque si cambia ancora. Fino alla fine dell’anno gli studenti più grandi tornano in classe dal 70% al 100% in zona gialla e arancione. In zona rossa dal 50% al 75%, percentuale che può essere riferita al numero delle classi o al numero di alunni per classe (gli altri in Dad) sistema che potrebbe permettere di avere ambienti meno affollati.

Per la terza volta si richiamano gli studenti sui banchi senza aver fatto granché per garantire la ripresa in sicurezza. Per la verità una cosa era stata fatta: avevamo iniziato a vaccinare gli insegnanti e il personale scolastico ma non abbiamo portato a termine l’opera.

“Ogni scuola dovrà fare le sue valutazioni in base ai propri spazi e alle proprie esigenze per rispettare le regole del distanziamento. La flessibilità tra un minimo e un massimo di lezioni in presenza è necessaria perché non tutte le scuole sono uguali. Ci sono scuole che hanno grandi spazi e non hanno tanti iscritti; scuole costruite quarant’anni fa che oggi ospitano un numero ragguardevole di studenti; scuole che hanno la loro sede in edifici del centro storico, scuole che hanno laboratori e altre no” afferma il dirigente scolastico dell’Iti Leonardo Da Vinci Marcello Miselli.

Facciamo i conti con le medesime criticità che c’erano all’inizio dell’anno scolastico?

“D’altra parte, le dico, era impensabile che una scuola potesse essere cambiata in un anno non si possono costruire nuove scuole in numero sufficiente da avere spazi più ampi”.

Non è solo un problema di spazi ma anche di trasporti..

“Il problema dei trasporti non lo conosco e non mi compete perché spetta alla Provincia, ma raddoppiare i mezzi sulle linee non è una cosa semplice, non è facile reperirli”.

A settembre ci ritroveremo con la stessa situazione?

“Non ne ho idea, io mi auguro che le vaccinazioni vadano avanti e la stagione estiva riduca il contagio e si risolvano i problemi”.

Che lavoro c’è da fare quest’estate?

“Io mi auguro di tornare a settembre con una didattica prevalentemente in presenza perché la relazione è fondamentale. Finché c’è la pandemia possiamo migliorare i trasporti, sfruttare gli spazi al meglio e continuare con la didattica mista. La difficoltà maggiore resta quella di aumentare gli spazi, è difficilissimo: anche eventuali fabbricati già esistenti devono risultare idonei ed avere i requisiti di sicurezza. Parlare di quello che sarà a settembre è prematuro perché se la pandemia sarà sotto controllo si potrà fare la presenza al 100%, in caso contrario sarà necessario continuare con la didattica integrata. Non si cambia l’impostazione delle politiche dell’Istruzione in tre mesi o in un anno: quella attuale è una situazione emergenziale che viene affrontata con provvedimenti emergenziali”.

La direzione di marcia è comunque segnata dal governo: si deve andare al 100% nei tempi e nei modi che i territori potranno riconoscere. Reggio Emilia, che ha lavorato per reperire gli spazi e battagliato con Seta per avere il piano trasporti pronto da lunedì 26 aprile, è già un passo avanti a Modena.

Sara Gelli

 

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