Oltre 4 imprenditori carpigiani su 10 hanno dichiarato una contrazione rilevante dei loro ricavi con soglie arrivate al 50% in molti casi. A soffrire maggiormente sono stati i settori del commercio e dell’industria. Per il 2020, inoltre, Demoskopika ha stimato una perdita di fatturato pari a circa 350 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Una crisi, quindi, che ha generato non poche difficoltà per il sistema economico locale tra cui l’erogazione dei servizi o della produzione (48,2%), il rispetto delle scadenze nel pagamento dei fitti, delle bollette, etc. (46,3%) e degli oneri fiscali (44,6%) e il pagamento alle banche (42,2%).
Dall’indagine emerge, inoltre, un sentiment parzialmente positivo rispetto all’efficacia e alla celerità delle misure messe in campo dalle istituzioni: 34,9%, infatti, è il valore medio rilevato. A catalizzare la maggiore fiducia degli imprenditori, nel confronto con le altre istituzioni, sono prioritariamente Regione e Comune.
E per l’immediato futuro? La business community carpigiana non nasconde la sua rilevante preoccupazione per ciò che potrebbe accadere. E, così, la quasi totalità degli imprenditori interpellati, ben 9 su 10, teme una terza ondata della pandemia. Non mancano, però, gli atteggiamenti resilienti, la determinazione di reagire alla crisi innescata dalla pandemia: quasi l’80% dei “capi d’azienda” ha deciso, infatti, di mettere in campo efficaci anticorpi per portare avanti l’attività economica.
È questo lo scenario che emerge dal focus economico realizzato dall’Istituto Demoskopika per conto del Comune di Carpi che, coinvolgendo un campione di 300 imprenditori, ha concentrato l’osservazione analitica sull’emergenza sanitaria del Covid-19 e sulle sue possibili ripercussioni nel sistema economico locale.
“L’indagine che Demoskopika ha svolto per la nostra amministrazione è importantissima – afferma il vicesindaco Stefania Gasparini – una parte fondamentale di un quadro più ampio di analisi che abbiamo voluto fare per il nostro Distretto economico. L’ascolto e i suggerimenti degli imprenditori, capire il loro sentiment in questi mesi così difficili è risultato per noi fondamentale al fine di calibrare, in chiave più incisiva, azioni e interventi di ripresa per il nostro sistema economico locale. La crisi si è abbattuta pesantemente anche sull’economia carpigiana e l’umore di chi fa impresa non è certamente dei migliori, ma l’indagine ci restituisce fortunatamente anche la ferma volontà di non arrendersi. All’amministrazione comunale spetta ora il compito di non deludere le aspettative e il significativo livello di fiducia che gli imprenditori hanno dimostrato nei nostri confronti”.
PREOCCUPAZIONI – Terza ondata Covid-19 incubo per 9 imprenditori su 10. La maggior parte degli imprenditori carpigiani interpellati non ha dubbi: il 92,7% teme una terza ondata della pandemia a fronte di un meno significativo 7,3% che, al contrario, si presenta più fiducioso, manifestando un basso livello di preoccupazione. L’elevato livello di preoccupazione, inoltre, risulta assolutamente trasversale tra tutti i settori economici osservati.
In questo contesto, anche il barometro della preoccupazione per i prossimi mesi tra gli operatori economici, rilevato dall’indagine congiunturale di Demoskopika, risulta così elevato da spingere addirittura il 7,3% di essi a dichiarare la chiusura “certa o molto probabile” della propria azienda nel caso del persistere delle attuali criticità innescate dalla pandemia. Una condizione, questa, particolarmente presente nel settore dell’industria con l’8,6% di imprese a elevato rischio default immediatamente seguita dal comparto dei servizi (8%).
Sul versante opposto, la maggior parte del campione intervistato, pari al 69,1%, dichiara che, nonostante le criticità innescate dal Covid-19, non chiuderà sicuramente o molto probabilmente i battenti. Tra le due modalità, si colloca una terza che raggruppa i cosiddetti “attendisti”: il 23,6% degli intervistati, infatti, ha dichiarato incertezza e di attendere l’evolversi degli eventi prima di assumere una decisione più consapevole.
SCELTE – Prevale la resilienza per quasi l’80% degli imprenditori. Non mancano gli atteggiamenti resilienti, la determinazione di reagire alla crisi innescata dalla pandemia tanto che ben il 78,4% di esse ha deciso di adottare sforzi e azioni per portare avanti l’attività nonostante le tante difficoltà. In particolare, ben il 40,5% degli interpellati, pur avendo dichiarato di avere abbastanza difficoltà nell’osservare provvedimenti e obblighi per il post Covid-19, non ha rinunciato a proseguire con la propria attività aziendale; per il 21,3%, inoltre, l’impatto delle misure di distanziamento e di sanificazione ha generato poche difficoltà alimentando la speranza di voler rientrare a regime in tempi brevi, mentre per il 16,6%, la fase di riapertura non ha prodotto alcuna difficoltà nella programmazione dell’attività imprenditoriale. Di orientamento diametralmente opposto il 19% del campione che paga lo scotto degli obblighi imposti, dichiarando, in alcuni casi, di essere stato costretto, considerate le rilevanti difficoltà a continuare l’attività imprenditoriale, a ridurre il personale (12%) e, in altri casi, di dover versare “lacrime e sangue” pur non avendo dipendenti (7%).
Soltanto un poco significativo 2,7%, infine, ha confermato la temporanea chiusura della sua attività non trovando alcuna convenienza principalmente per mancanza di copertura dei costi.
IL CONTO SALATO DELLA PANDEMIA – Calo dei ricavi tra il 30% e il 50% per 1 imprenditore su 3. Come hanno vissuto il blocco delle attività economiche gli imprenditori? La maggior parte delle attività economiche hanno continuato ad operare: il 57,5% della business community carpigiana, infatti, ha continuato a svolgere completamente l’attività imprenditoriale senza alcuna limitazione a seguito delle disposizioni governative. Sul versante opposto, soltanto il 7,3% degli imprenditori ha fermato completamente l’azienda. Poco più di un titolare d’azienda su 3 (35,3%), infine, ha deciso di operare in regime limitato di personale e di mezzi.
Blocco dell’attività, quindi, che non poteva passare indolore ma che anzi si è avvertito nel livello di contrazione delle entrate denunciato dagli imprenditori. Dalle risposte ricevute, infatti, Demoskopika ha stimato una perdita di fatturato pari a circa 350 milioni di euro nel 2020 rispetto all’anno precedente. In termini percentuali, inoltre, le modalità che hanno totalizzato il maggior numero di casi rilevano una flessione delle entrate tra il 10% e il 30%, forchetta scelta dal 33,0% del campione e tra il 30% e il 50%, quest’ultima indicata dal 30,6% degli interpellati. Più che significativa, inoltre, anche la percentuale, pari al 13,9%, di coloro che ha lamentato una contrazione tra il 50% e il 70% dei ricavi nel 2020 rispetto all’anno precedente.
PROVVEDIMENTI ANTI COVID – Bene per il 34,9% degli imprenditori. Regione e Comune in testa. Dall’indagine emergere un sentiment parzialmente positivo della businnes community locale rispetto a efficacia e celerità delle misure messe in campo dalle istituzioni: 34,9%, infatti, è il valore medio rilevato. A catalizzare la maggiore fiducia degli imprenditori, nel confronto con le altre istituzioni, sono prioritariamente Regione e Comune. In particolare, per il 42,2% e per il 42% dei titolari d’azienda intervistati, le misure adottate rispettivamente dal governo regionale e dall’amministrazione comunale appaiono efficaci a fronte di un 31% del Governo centrale e, infine, di un 24,4% dell’Unione Europea.
AGENDA POLITICA – Maggioranza chiede rinvio o sospensione di imposte e contributi. Rilevando l’efficacia dei provvedimenti assunti per contrastare gli effetti sul sistema economico dell’emergenza sanitaria, si ricava l’agenda delle priorità da confermare e migliorare. Analizzando le risposte degli imprenditori, non si ha dubbio alcuno: rinvio e sospensione del pagamento di imposte e contributi si collocano in cima alla classifica dell’efficacia per ben il 43,9% del campione. Seguono a debita distanza, con percentuali comunque ragguardevoli, i contributi a fondo perduto per le piccole e medie imprese (38,2%), la cancellazione delle rate per le imposte (IMU, IRAP e tasse sull’occupazione del suolo pubblico, etc.; 34,9%), la cassa integrazione con relativa proroga del provvedimento (27,6%) e il sostegno una tantum ai lavoratori autonomi e alle partite IVA (17,9%). E, ancora, tra le modalità meno significative si collocano l’accesso agevolato al credito tramite i fondi di garanzia gratuiti (6,6%), il sostegno agli investimenti a fondo perduto per la sicurezza anti Covid sui luoghi di lavoro (5,3%), il credito d’imposta sui canoni di locazione (5%), la moratoria, sospensione e rinegoziazione delle obbligazioni e dei finanziamenti bancari (4,3%), l’aumento dei giorni di congedo per i lavoratori (1%) e, infine, lo smobilizzo immediato dei crediti con la pubblica amministrazione (0,7%)
CLIMA DI FIDUCIA – gli “ottimisti” sono appena il 10,4 per cento. Per quanto riguarda le aspettative delle imprese carpigiane per l’anno 2021, la maggioranza degli imprenditori manifesta un orientamento prospettico negativo. La quota degli operatori economici, infatti, che prevede una recessione dell’economia è pari al 52,4%: “negativo” per il 36,4% del campione e “molto negativo” per il rimanente 16%. In questa direzione, non è un caso che il 68,1% del campione intervistato ritiene che l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 avrà un impatto negativo sull’andamento economico della propria azienda tanto da spingere addirittura il 7,3% di essi a dichiararne la chiusura “certa o molto probabile”.
Sul versante opposto, infine, chi ha dichiarato di avere una maggiore fiducia per l’andamento complessivo del sistema economico e sociale per il prossimo anno è rappresentato da appena il 10,4% dei titolari d’azienda interpellati. Per quasi quattro imprenditori su dieci (37,2%), infine, la situazione rimarrà stabile. Spostando l’analisi sul livello settoriale, i più ottimisti appaiono gli imprenditori del comparto delle costruzioni (15,1%), i più pessimisti gli operatori del commercio (58%) mentre i più equilibristi risultano gli industriali (40,4%).