Alzheimer? Niente panico! Ci sono anche le terapie psicosociali

Rubrica a cura di Gafa - Gruppo Assistenza Familiari Alzheimer.

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Subito dopo avere ricevuto la diagnosi di demenza si può sentire molto sconforto nella prospettiva che non esista un farmaco efficace. A tutt’oggi infatti non esiste una terapia farmacologica capace di far regredire la malattia.

Ma non dobbiamo spaventarci, con un po’ di consapevolezza e un po’ di flessibilità possiamo “raddrizzare” la rotta del percorso della malattia ponendoci come obiettivo non la guarigione bensì un rallentamento significativo e il mantenimento di una buona qualità di vita e di benessere non solo della persona ma di tutta la famiglia. 

Oggi dall’Alzheimer non si può guarire, ma ci si può (e ci si deve) curare.

Le terapie non farmacologiche dette anche psicosociali costituiscono un rilevante supporto che si può affiancare sinergicamente ad altri tipi di trattamento. Tali terapie poco conosciute, se personalizzate e “ritagliate “sulla persona sono in grado di fornire benefici dimostrabili e clinicamente rilevanti con efficacia simile se non maggiore alle terapie farmacologiche. 

Le terapie psicosociali non sono terapie alternative della demenza: sono strumenti di cura da attivare in prima battuta indipendentemente da quelle farmacologiche e hanno come obiettivo il mantenimento della funzionalità con rallentamento dell’impatto della malattia, incentivando la capacità del soggetto a mantenere il ruolo e l’autonomia massima possibile nel proprio ambiente agevolando il miglior adattamento possibile. In particolare hanno scientificamente dimostrato la loro efficacia: la Terapia di Stimolazione Cognitiva (CST) o la sua versione domiciliare e individualizzata iCST per  l’allenamento delle funzioni cerebrali e quindi il rallentamento del disturbo di memoria, la Terapia Occupazionale per stimolare le abilità funzionali e mantenere la persona autonoma il più possibile e nel massimo grado di abilità fisica e sociale; l’Arteterapia, la Musicoterapia per la gestione dei disturbi del comportamento.

In una fase più avanzata di malattia è possibile progettare un percorso di Doll Therapy (terapia con la bambola) e/o di stimolazione multisensoriale. La ginnastica dolce o funzionale o le attività di rilassamento muscolare possono essere utili per curare la mente agendo attraverso il corpo. Inoltre è possibile agire sui problemi di  relazione e sui vissuti emotivi attraverso la terapia di validazione e la Gentle Care. Esiste un tipo di intervento psicosociale per ogni persona con demenza a seconda della fase della malattia e della problematicità insorta; questi interventi hanno lo scopo di favorire il  benessere e migliorare la qualità di vita non solo della persona con demenza  ma all’intera famiglia.

Quando sembra che non ci sia più niente da fare c’è invece ancora molto che si può fare e in ogni stadio evolutivo. Non bisogna arrendersi e parlare di questi possibili approcci col proprio specialista di riferimento o coi volontari Gafa. 

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