“In assenza di sintomi, i tamponi vengono fatti dopo 10 giorni”

Alcuni malati lamentano il fatto che i propri famigliari stretti non vengono tamponati. E’ così?

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dottor Davide Ferrari, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena

Alcuni malati di Covid lamentano il fatto che i propri famigliari stretti non vengono tamponati. E’ davvero così? Lo abbiamo chiesto al dottor Davide Ferrari, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena (in foto). “In linea generale è previsto il tampone all’inizio della quarantena se, in sede di indagine epidemiologica, vi è un ragionevole dubbio di una positività già in essere. Ciò in relazione, ad esempio, alla presenza di sintomi (o sintomi appena conclusi), o comunque ai contatti avuti con il familiare positivo. In ogni caso, i contatti stretti conviventi posti in quarantena vengono comunque tamponati al 10° giorno, come anche il caso di origine.  Questo consente di evidenziare anche eventuali positività non rilevabili a inizio isolamento (ma che potevano essere già in incubazione). Il tampone viene inoltre eseguito tempestivamente se nel corso della quarantena il contatto sviluppa sintomi.  Se il contatto familiare individuato come stretto, asintomatico, non è convivente ma vive in altra sede, si propone sempre il tampone al 10° giorno, in assenza del quale la quarantena viene prolungata fino al 14° giorno, come previsto dalle normative. Alla luce di quanto illustrato, suggerisco di segnalare situazioni in cui non è stato effettuato il tampone, in modo da poter attivare gli approfondimenti del caso”.

Jessica Bianchi

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