“Se dovessi incontrare la persona che ha scritto quella lettera la inviterei a bere un caffè con me. Ma davvero. Gli direi: Hai giudicato un libro solo dalla copertina, e sarebbe invece giusto che tu abbia la possibilità di capire chi sono davvero, e io di capire chi sei tu e quali ragioni stanno dietro al tuo gesto”: non ha rancore, Hasnain Bhatti, il giovane carpigiano di origine pakistana che ieri ha ricevuto, al suo ritorno dall’Inghilterra per un viaggio di lavoro, una brutta sorpresa, sottoforma di una lettera di insulti a sfondo xenofobo. Missiva peraltro errata, oltre che nella decenza, anche dal punto di vista fattuale, dato che le parole d’odio identificano Hasnain come marocchino, ma si sa che, per un razzista, la geografia non ha mai troppa importanza.
“Ero a casa a trascorrere il mio periodo di quarantena preventiva – racconta – quando ricevo la telefonata di un amico, residente nello stabile di via Unione Sovietica, lo stesso in cui si trovano anche i centri culturali musulmani, il quale mi comunica che è arrivata una lettera indirizzata a me”. A quel punto Hasnain chiede all’amico di aprirla e leggergliela: “La prima reazione è stata lo stupore, seguito da tristezza e, lo confesso, anche un po’ di paura. Ma sono almeno stato felice del fatto che non me l’abbiano mandata a casa, il che significa che, chiunque sia stato, non sa dove abito. Dopo lo shock iniziale, poi, l’ho presa sul ridere, perché ovviamente è una scemenza, per di più compiuta da un codardo che si nasconde dietro all’anonimato”.
A quel punto, dopo aver assorbito lo sconcerto, Hasnain, molto conosciuto in città grazie all’impegno profuso, sin dagli anni delle scuole superiori, in numerose attività di volontariato, decide di raccontare l’accaduto sul proprio profilo Facebook: “Da quel momento ho ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà, che mi hanno confortato molto”. Ma non solo: il ragazzo è stato contattato dal Capitano dei Carabinieri di Carpi, Alessandro Iacovelli, che si è informato sulla dinamica dei fatti: “Ieri sera i Carabinieri sono passati a ritirare la lettera dicendomi che l’avrebbero esaminata per tentare di rintracciare il mittente. L’ho molto apprezzato, perché si sono presi in carico la cosa senza che io andassi a denunciare, anche perché avevo deciso di non farlo, non volendo far perdere tempo alle forze dell’ordine per una cosa del genere. Mi dovrebbero far sapere qualcosa a giorni. Anche se non è ovviamente un atto giustificabile in alcun modo, perché intimidatorio e razzista, nei confronti di chi mi ha scritto quelle parole non nutro rancore, né odio o rabbia. L’unica cosa che davvero vorrei comprendere è come una persona si riduca a insultare un ragazzo che nemmeno conosce”.
E quale sorta di biografia possa aver generato una rabbia e una frustrazione tali saremmo davvero curiosi di saperlo tutti: sarebbe, forse, il primo passo per aiutare una persona a guarire dall’odio che la divora.
Marcello Marchesini