Gli hanno legato mani e piedi con fili metallici e corde, lo hanno gettato in uno scantinato sotterraneo e lo hanno seviziato per oltre tre ore. L’incubo in stile Arancia Meccanica si è consumato alcune notti fa, a Carpi, in via Martiri di Belfiore dove tre nordafricani hanno massacrato con botte, calci e pugni un lettone 23enne anch’egli residente in città. Dopo tre ore di violenza gratuita, peraltro in gran parte filmata coi cellulari, i tre aguzzini lo hanno lasciato solo per fare una pausa e lui è riuscito a slegarsi e a fuggire terrorizzato e mezzo nudo per strada dove un passante lo ha visto e ha immediatamente chiamato i Carabinieri.
Una volta giunti sul posto i Militari della Compagnia di Carpi, comandata dal capitano Alessandro Iacovelli, lo hanno accompagnato in Pronto Soccorso dove il giovane è stato curato, rimediando per le ferite riportate una prognosi di oltre venti giorni. Per curare quelle psicologiche ci vorrà invece ben più tempo. Non sono ancora chiare le cause che avrebbero innescato la furia cieca dei tre. I nordafricani – uno dei quali, un tunisino, era tra i protagonisti del pestaggio della coppia di fidanzati in via Bellentanina dello scorso anno, era uscito di prigione da appena venti giorni – sono stati individuati e presi dai Carabinieri la notte stessa, dopo una serratissima attività di ricerca e grazie alla testimonianza della vittima.
Arrestati e portati in carcere con le accuse di sequestro di persona, rapina e lesioni personali aggravate, un tunisino 21enne pregiudicato e residente a Carpi, un 23enne di origini nordafricane anch’egli residente in città e un algerino 24enne in Italia senza fissa dimora.
Stamattina il Giudice del Tribunale di Modena ha accolto le richieste del pubblico ministero, convalidando i provvedimenti assunti dai Carabinieri e disponendo nei confronti dei tre la misura cautelare della custodia in carcere.
“Questa vicenda – ha dichiarato il sindaco Alberto Bellelli – ha dei risvolti agghiaccianti. Voglio ringraziare i Carabinieri di Carpi che in poche ore ha permesso di individuare i presunti aggressori e di assicurarli alla giustizia. Dobbiamo essere duri col crimine, non giustificandolo mai, dobbiamo avere pene certe e in questo caso le chiedo anche esemplari, infine dobbiamo colpire le cause che generano questi fatti. Le famiglie non vanno lasciate sole di fronte a preoccupazioni e drammi che nascono da una società sempre più violenta e divisiva: in questi casi vanno dati strumenti e opportunità per aiutarle in questo immane compito”.
Jessica Bianchi