Era il 10 gennaio 2020 quando il virologo Edward Holmes, (in foto) professore di Biologia e Medicina all’Università di Sidney, twittava la sequenza genomica di SARS-CoV-2, identificata qualche giorno prima dal professor Zhang Yongzhen del Centro clinico per la salute pubblica di Shanghai.
“Da anni denunciavamo, sostanzialmente inascoltati, la pericolosità dei salti di specie degli agenti patogeni dagli animali, in particolar modo quelli selvatici, all’uomo, il fatto che oggi ci stiamo incontrando on line significa che avevamo ragione” ha commentato Holmes in occasione del Festival della Scienza Medica di Bologna.
“Negli ultimi 20 – 30 anni abbiamo assistito a numerosi eventi di questo tipo, da Ebola a Zika, a Covid-19: il salto avviene nei luoghi in cui animali ed esseri umani interagiscono, lì si aprono linee di faglia simili a quelle che si creano nei terremoti tra due zolle”.
Holmes, che da molti anni collabora con la Cina, già in un articolo del 2017 aveva dimostrato come i pipistrelli fossero vettori di numerosi Coronavirus, individuati attraverso la metatranscrittomica, un esame genetico che serve a individuare il microrganismo patogeno: una potenziale “bomba” epidemiologica pronta a esplodere a livello globale.
Gia nel 2017, Holmes che da anni lavora con la Cina, aveva scritto un articolo nel quale sosteneva come “i pipistrelli siano vettori di numerosi Coronavirus, i quali possono passare dagli animali all’uomo costituendo una grave minaccia per la salute pubblica. Un appello quello lanciato da me e altri colleghi caduto nel vuoto”.
A livello genetico SARS-CoV-2 non ha più segreti: “sappiamo che si tratta di un Coronavirus standard e, come tale, in grado di causare malattie respiratorie, che sulla superficie ha una proteina con due caratteristiche insolite, ossia l’inserzione di materiale genetico nel virus e un singolare dominio di legame al recettore, che fa sì che esso si attacchi alla cellula ospite come un meccanismo di chiave e serratura. Il virus entra nell’organismo e riesce a infettare” spiega Holmes. Ma qual è la riserva virale animale? “Non ne siamo ancora sicuri – ammette il professor Holmes – anche se SARS-CoV-2 è strettamente correlato a quelli trovati nei pipistrelli, in particolare a quelli comunemente noti come ferri di cavallo, vettori di tanti Coronavirus. Non si esclude anche il possibile ruolo dei pangolini, che vengono commerciati illegalmente e le cui scaglie sono utilizzate dalla medicina tradizionale cinese. Ad oggi comunque non sappiamo ancora con certezza da dove venga esattamente il virus”.
Mentre il Covid si diffondeva nel pianeta “passava poi dagli esseri umani ad altri animali come i gatti domestici, ma non ai cani, e ai visoni allevati per poi tornare all’uomo”.
SARS-CoV-2 ha dimostrato di non mutare molto rapidamente, “e questa – prosegue il professore – è una buona notizia. Non vi è infatti alcuna evidenza che stia diventano più o meno virulento; è sostanzialmente lo stesso virus comparso nel dicembre scorso a Wuhan”.
Ma come evolverà in futuro? “Posso fare solo congetture ma non credo che l’infettività del virus cambierà. Di certo non può abbassarsi, l’evoluzione non lo permetterebbe. Probabilmente, una volta aumentata l’immunità nella popolazione, esso tenderà a diventare endemico come altri, un virus stagionale, probabilmente invernale, cosa che non può accadere ora, con una diffusione ancora limitata. Si può invece prevedere che emergeranno sempre più Coronavirus e che potrebbero essere responsabili di altre pandemie.
Il SARS-CoV-2 è il settimo Coronavirus che vediamo nell’uomo: 4 causano raffreddore e 3 malattie gravi. Cinque sono comparsi negli ultimi vent’anni. I pipistrelli hanno un ruolo in cinque di questi virus, l’allarme era stato lanciato ma nessuno ha fatto nulla.
In futuro occorrerà usare cautele, limitando il commercio di specie selvatiche e anche svolgendo azioni di pianificazione sul territorio, piantando alberi che possano tenere gli animali lontani dagli insediamenti abitativi. E poi fare ricerca sui vaccini ad ampio spettro, per averli a disposizione e fronteggiare le nuove sfide sanitarie che inevitabilmente arriveranno” conclude.
Jessica Bianchi