C’era una volta l’area boscata…

Perchè, in considerazione del fatto che le piante sono un bene prezioso che appartiene alla collettività, gli organi competenti non hanno informato le associazioni ambientaliste e la cittadinanza di tale decisione prima di passare alle maniere “forti”?

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A settembre avevamo denunciato il pessimo stato in cui versava l’area boscata che sorge a ridosso degli orti di via Baden Powell e del futuro Parco della Cappuccina. Un bosco completamente abbandonato a se stesso nel quale alcuni pini svettavano completamente secchi e altri, morti da tempo, erano pericolosamente sorretti dai tronchi vicini col rischio di schiantarsi al suolo alla prima raffica di vento. Ebbene la longa manus del Comune dopo mesi di disinteresse si è abbattuta sull’amena zona boschiva. Le motoseghe sono entrate in azione abbattendo almeno una quindicina di alberi (ma saranno 20 al termine dell’intervento) come dimostra il triste filare di ceppi che ne resta.

Tra gli esemplari tagliati, alcuni erano secchi, ma gli altri? Perchè di questa “manutenzione” non vi è traccia tra le delibere di Giunta? Dov’è la perizia che certifica la pericolosità degli alberi sacrificati? Perchè, in considerazione del fatto che gli alberi sono un bene prezioso che appartiene alla collettività, gli organi competenti non hanno informato le associazioni ambientaliste e la cittadinanza di tale decisione prima di passare alle maniere “forti”? Non ci sono atti nè delibere, ci spiegano dall’Ufficio Verde Pubblico, perché l’intervento rientra nella manutenzione ordinaria effettuata da una ditta esterna a cui il Comune ha appaltato alcuni servizi legati alla gestione del verde. A essere tagliati degli abeti secchi, di cui due attaccati alla linea del telefono e altri troppo fitti tra loro. Ma non era un bosco?
“Ogni taglio – dicono – è fatto con criterio e serietà, nessuno si diverte ad abbattere piante. I cittadini dovrebbero fidarsi delle professionalità in campo”. Certo, ma un rapporto fiduciario per nascere e consolidarsi ha bisogno di trasparenza.


Ci diranno, ancora, a loro discolpa, che al posto degli ombrosi pini verranno certamente piantati tanti, anzi no, tantissimi timidi arbustelli probabilmente nemmeno autoctoni ma del tutto resistenti ai cambiamenti climatici. Chi vuol esser lieto, sia ma prima di impugnare l’accetta di fronte a piante ad alto fusto occorre informare e presentare i risultati delle analisi sul loro stato. In caso contrario ogni promessa, soprattutto sul fronte della tutela ambientale, assume tanto i contorni di un pagherò. Sì, ma quando?
Jessica Bianchi