Parola d’ordine, Resilienza

Covid e psiche: “L’emergenza e il confinamento - spiega il dottor Giuseppe Tibaldi - hanno inciso soprattuto sulle forme minori di ansia. Per quanto riguarda invece, le forme più gravi di sofferenza mentale, nel periodo più acuto del lockdown, abbiamo assistito a una sorta di contenimento e a una riduzione nel numero dei ricoveri”.

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dottor Giuseppe Tibaldi

Parola d’ordine, Resilienza. E’ questa, secondo il dottor Giuseppe Tibaldi, responsabile del Centro di Salute Mentale dell’Area Nord dell’Azienda Usl Modena, la chiave per far fronte al complesso e stressante momento che stiamo vivendo.

Un’emergenza, quella causata dal Coronavirus, che già durante la prima ondata epidemica e il conseguente lockdown, ha messo a dura prova la tenuta psicologica e l’equilibrio mentale di molti, provocando un’impennata di disturbi di tipo ansiogeno.

“L’emergenza e il confinamento – spiega il dottor Tibaldi – hanno inciso soprattuto sulle forme minori di ansia, disturbi che noi, come Centro di salute mentale, intercettiamo relativamente poco poiché sono principalmente prese in carico dai medici di Medicina Generale”.

Per quanto riguarda invece, “le forme più gravi di sofferenza mentale, nel periodo più acuto del lockdown, abbiamo assistito a una sorta di contenimento e a una riduzione nel numero dei ricoveri”. Una tendenza confermata anche dai dati recentemente presentati dal dottor Giovanni De Girolamo, Direttore dell’Unità Operativa di Psichiatria Epidemiologica e Valutativa presso l’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, al Festival della Scienza Medica di Bologna. “La capacità di resilienza – ha detto – è maggiore di quanto si pensi e molte ansie derivano dall’eccesso di informazioni contraddittorie e spesso non del tutto vere”.

Secondo de Girolamo, studi condotti in passato su popolazioni sottoposte a gravi eventi traumatici (uragani, guerre, attacchi terroristici come quello alle Torri Gemelle) dimostrano che non necessariamente le persone di fronte a tali accadimenti soffrono di malessere psicologico, con l’eccezione dei disturbi post traumatici da stress che riguardano chi è stato più esposto, per aver sperimentato lesioni fisiche o la morte dei propri cari.

“A far male non è la quantità di stress a cui si è esposti, bensì il modo in cui esso viene processato mentalmente. Anzi, le situazioni stressanti possono rinforzarci psicologicamente e il confronto con una condizione collettiva di stress può rafforzare un sentimento di appartenenza e destino comune e riorientare i nostri rapporti, a partire da nuove priorità e atteggiamenti più positivi”.

La resilienza insomma è una reazione più naturale di quanto si possa pensare: “uno studio condotto in 6 dipartimenti della Lombardia ci ha mostrato una diminuzione dei ricoveri psichiatrici nei mesi del lockdown, numeri che possono sì essere legati alla paura dei contagi in ospedale, ma anche alla diminuzione dei fattori di stress quotidiano che scatenano il malessere”. Un malessere che de Girolamo lega alla cosiddetta “infodemia”, l’eccesso di informazioni, non sempre vere o verificate, cui in questi mesi siamo stati sottoposti.

“Così come è già avvenuto in questo territorio nel periodo del terremoto – conclude il dottor Giuseppe Tibaldi – l’emergenza Covid 19 può sì comportare delle reazioni negative ma anche positive, poiché fa scattare in noi la capacità di fronteggiare situazioni imprevedibili ed eccezionali. Questo complesso momento può fungere da stimolo alla Resilienza. Anche quando non sembra, vi è sempre la possibilità di mantenere aspettative positive”.

Jessica Bianchi

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