La loro colpa? Essere ricoperti di squame anziché di pelo. Sarà per questo che i tanti pesci lasciati a morire, per asfissia, nel reticolo di canali ormai privi d’acqua che attraversano la nostra bella pianura non scuotono le coscienze e non sollevano, a parte rare eccezioni, alcuna polemica.
Come ogni anno, in autunno, dopo la stagione irrigua, il Consorzio di bonifica Emilia Centrale sta procedendo con il programma degli svasi dei canali col conseguente abbassamento dei livelli idrici. Svuotamenti che, per salvaguardare la fauna ittica presente, implicano importanti operazioni di recupero e salvataggio dei pesci.
La convenzione stipulata con le Fipsas di Reggio Emilia e Modena permette il recupero di diversi quintali di pesce: prelevati dai punti critici, botti sifone o impianti, vengono poi trasportati mediante appositi automezzi dotati di vasche con ossigeno e infine liberati in zone con un habitat idoneo per la loro sopravvivenza.
Nella coesa squadra di volontari modenesi, tutti pescatori esperti, che da una decina di anni si spende per salvare la fauna ittica, c’è anche il carpigiano Roberto Jacksie Saetti. Armati di reti e tramagli, intervengono quando la Bonifica prosciuga i canali, in particolare quelli secondari. Un’attività dura la loro, perchè gli svasi sono molto veloci e spesso resta loro pochissimo tempo per intervenire: “il canale di via Mulini, ad esempio, – spiega Saetti – è stato vuotato in poche ore e quando siamo arrivati alcune carpe purtroppo erano già morte”. I pesci infatti vanno immediatamente in sofferenza e non solo per la mancanza di acqua: “durante lo svaso, l’acqua rotola smuovendo una grande quantità di pantano. Fango che poi si accumula nelle branchie, in particolare delle carpe, facendole soffocare”.
Negli ultimi vent’anni, prosegue Roberto Jacksie Saetti, “la fauna ittica che popola i nostri canali ha subito una profonda trasformazione. Sopravvivono i carassi, i cosiddetti bastardini, e le carpe, mentre il pesce gatto è pressoché scomparso. A fare irruzione nelle nostre acque è stato invece un vorace predatore, la sandra o lucioperca, al momento il più ambito da coloro che ancora oggi, perlopiù anziani pescatori, mangiano ciò che pescano”.
In antitesi alla meritoria attività dei componenti della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee di Reggio e Modena vi è l’armata dei pescatori dell’ultima ora. Bastava recarsi nei giorni scorsi sull’argine del Cavo Lama per scorgerli. Impossibile non riconoscerli: muniti di canne terminanti con quella che in gergo viene definita bilancia, ovvero una rete di circa un metro per un metro, mossi dal motto vincere facile, fan man bassa di pesce – che resta intrappolato tra le maglie della rete mentre viene calata o sollevata – approfittando del basso livello dell’acqua. Un’operazione non proprio etica…
Una cosa comunque è certa, nonostante gli sforzi profusi, alcuni canali, soprattutto i più piccoli, sfuggono alla massiccia operazione di salvataggio della Fipsas e tanti pesci sono destinati a morire per asfissia. Per sfortuna loro non miagolano né abbaiano… ma basterebbe poco per tutelarli. Come? Mantenendo una spanna d’acqua nel Cavo Lama e pochi centimetri nei canali minori. In questo modo la fauna ittica, grazie alla sua straordinaria capacità di adattamento, sopravvivrebbe. Auspichiamo che la Bonifica raccolga tale appello perché, lo ricordiamo, gli animali meritano il nostro rispetto. Tutti, anche quelli privi di pelo…
Jessica Bianchi