Coronavirus, non abbassiamo la guardia!

E’ presto per cantar vittoria perché i dati degli ultimi giorni rispetto ai nuovi casi di contagio da Covid-19 nel nostro territorio sono tutt’altro che rassicuranti. Nel giro di una settimana i pazienti ricoverati per Coronavirus negli ospedali modenesi sono triplicati. E sulla possibilità di una seconda ondata di contagi con l’arrivo della stagione autunnale il dottor Davide Ferrari, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena, è laconico: “non abbiamo la sfera di cristallo per conoscere il futuro, ma il trend in aumento di questi giorni non ci fa essere ottimisti”.

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Davide Ferrari, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena

E’ presto per cantar vittoria perché i dati degli ultimi giorni rispetto ai nuovi casi di contagio da Covid-19 nel nostro territorio – come nel resto del Paese – sono tutt’altro che rassicuranti. Nel giro di una settimana (dal 26 giugno al 4 luglio) i pazienti ricoverati per Coronavirus negli ospedali modenesi sono passati da 5 a 14, di cui 2 in Terapia intensiva.

Numeri che preoccupano e invitano alla massima cautela anche a fronte dell’innalzamento reso noto dal Ministero della Salute, dell’indice Rt dell’Emilia Romagna, che misura il tasso di contagiosità del virus, che si attesta sull’1,28, oltre il livello di guardia fissato a 1.

“L’aumento registrato nel numero di malati e dei ricoveri in ambito ospedaliero – spiega il dottor Davide Ferrari, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena – ci preoccupa. I nuovi casi sono in parte riconducibili a focolai famigliari: soggetti positivi, alcuni di questi hanno contratto il virus in un macello del mantovano, che hanno contagiato i propri conviventi. Un paio di casi riguardano invece cittadini rientrati dall’estero: ricordo che tutti coloro che tornano in Italia da Paesi extra Schengen, hanno l’obbligo di comunicare il proprio arrivo al Dipartimento di Sanità Pubblica per essere sottoposti a una sorveglianza attiva e a un isolamento domiciliare di 14 giorni. Vi sono numerose aree del pianeta in cui l’epidemia non ha ancora raggiunto il picco, dalla regione indopachistana al Sud America, a varie aree degli Stati Uniti e si sono già verificati, nella nostra provincia così come in tutta le regione, vari casi di persone contagiate nei paesi di provenienza che hanno manifestato i sintomi una volta rientrate in Italia”.

Il professor Alberto Zangrillo del San Raffaele, e non solo, ha più volte dichiarato che il virus dal punto di vista clinico non esiste più: è davvero così?

“Qualcuno ha asserito che il SARS-CoV-2 non è più patogeno come prima, ma non è così. I dati ci dicono che il virus circola ancora ed è ancora pericoloso. In sette giorni i ricoveri sono triplicati! Si contano nuove infezioni e purtroppo vediamo ancora anche quadri gravi che necessitano di terapia intensiva: è pertanto necessario il massimo rigore da parte di tutti nel rispettare le norme di prevenzione e in particolare le tre misure chiave, ovvero il distanziamento, l’uso della mascherina e l’igienizzazione accurata delle mani. Il virus è vivo, vegeto, in grado di fare ancora danni ed estremamente contagioso come dimostrano i focolai scoppiati nei macelli mantovani e quello alla Bartolini Corriere Espresso di Bologna. La guardia deve restare alta”.

La finestra temporale dell’estate dovrebbe essere un periodo da sfruttare per limitare la circolazione del virus in vista dell’autunno quando invece torneremo a vivere in spazi chiusi. Al momento però dalla paura dei mesi scorsi si è passati a una crescente sottovalutazione, soprattutto nei luoghi di vacanza…

“Anch’io registro un calo di attenzione nei confronti del rispetto delle norme di prevenzione ma questo atteggiamento lassista è molto pericoloso”.

Pensa che una seconda ondata di contagi con l’arrivo della stagione autunnale sia un’ipotesi plausibile?

“Nessuno è in grado di fare previsioni ma il timore è alto ed è legato alla consapevolezza che si ricomincerà a frequentare ambienti chiusi per periodi di tempo molto lunghi e pertanto la possibilità di trasmissione aumenterà. Tutti noi dovremmo contribuire nel cercare di ridurre la circolazione del virus ora, nella stagione estiva, non sottovalutando il pericolo in alcun modo e rispettando con rigore e attenzione le regole che abbiamo imparato: questo sì che potrebbe aiutare in vista dell’autunno. Non abbiamo la sfera di cristallo per conoscere il futuro, ma il trend in aumento di questi giorni – seppure i numeri siano limitati – non ci fa essere ottimisti…”.

Insomma, che ci piaccia o no, il virus c’è. Non è scomparso né è diventato magicamente più buono. Convincersi del contrario e abbassare la guardia potrebbe essere molto pericoloso. E il prezzo pagato sinora, in termini di vite umane e non solo, è già stato fin troppo salato.

Jessica Bianchi

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