“Noi ci siamo ma chiediamo tempi rapidi”

Come l’emergenza Covid ha ridefinito le priorità della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi? Quali sono i progetti su cui l’ente investirà? Qual è il rapporto con il Comune di Carpi? A che punto sono le trattative in corso su Palazzetto dello Sport, Polo della Creatività e Parco di Santa Croce? A rispondere è il presidente Corrado Faglioni che non rinuncia a una riflessione sulla Carpi di oggi e quella di domani.

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Corrado Faglioni

Il ruolo giocato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi è tanto centrale quanto imprescindibile nel ridisegno complessivo della nostra città basti pensare che senza le risorse erogate dall’ente, persino molti dei piani annunciati dalla Giunta Bellelli andrebbero in fumo. L’ente può contare su disponibilità patrimoniale, capacità gestionale e rapidità di intervento ma, come ribadisce più volte il presidente Corrado Faglioni, se da un lato “lavorare in rete su progetti condivisi” è salutare per non disperdere risorse e costruire progetti di peso per rilanciare Carpi, è pur vero che il fattore tempo rappresenta un boccone amaro da mandare giù, soprattutto quando si ha a che fare con le pubbliche amministrazioni. Un nervo scoperto, questo, che potrebbe rischiare di far saltare accordi e trattative.

Presidente, l’emergenza Covid ha ridefinito le priorità della Fondazione? E se sì, quali sono oggi gli ambiti di intervento su cui concentrerete maggiormente sforzi e risorse?

“L’emergenza ha segnato il programma che ci eravamo dati per il 2020 e ha in parte rallentato le nostre attività: abbiamo dovuto fare il punto relativamente al piano di erogazioni già definite a fronte delle progettualità presentate dal territorio per capire quante di queste potranno andare a buon fine e capire così quali e quante risorse liberare da mettere eventualmente in campo per l’emergenza sanitaria. Ricordo che sin da subito ci siamo mobilitati, stanziando 500mila euro da destinare all’Ospedale di Carpi affinché potesse dotarsi delle attrezzature necessarie per far fronte alla fase iniziale, quella più critica e complessa, della pandemia. Dopo tale misura emergenziale, sono stati individuati i settori da privilegiare: abbiamo pertanto deciso di sospendere il Bando Cultura, in considerazione della difficoltà di realizzare progetti culturali nel breve e medio periodo, rimandandolo a novembre e, al contempo, di incentivare il Bando sociale per tentare così di soddisfare i bisogni del territorio, finanziando progetti idonei e all’altezza del difficile momento che stiamo vivendo. Stiamo anche ragionando sulla possibilità di offrire un aiuto strutturale e diffuso, attraverso erogazioni a fondo perduto ad esempio, al mondo del volontariato: patrimonio prezioso che in questo contesto di epidemia ha dimostrato ancora una volta la sua efficienza e prontezza nel dare risposte alla cittadinanza. Anche i nostri ragazzi hanno vissuto un momento molto difficile ecco perché sul versante Scuola ci siamo resi disponibili per ridisegnare insieme all’amministrazione il patto per la scuola. Dal canto nostro abbiamo incrementato gli stanziamenti, attendiamo la lista dei desideri non appena verranno chiarite le modalità con cui i giovani torneranno in classe a settembre”.

Ci sono varie questioni aperte, soprattutto con l’Amministrazione Comunale. Partiamo dalla prima: Palazzetto dello Sport. Crede ancora che Carpi abbia bisogno di una struttura polivalente in grado di ospitare grandi eventi sportivi, musicali e culturali?

“L’emergenza Covid ci pone dinnanzi a sfide e scenari del tutto insoliti: le strutture dovranno essere ripensate anche in vista delle nuove normative legate alla necessità di assicurare il distanziamento, solo per fare un esempio. Questo inevitabilmente allungherà la fase progettuale ma prevedendo e adottando le opportune tecnologie e impiantistiche, resto convinto, e come me l’intero Consiglio di Amministrazione, che una struttura di questo tipo, nel futuro di Carpi, sia assolutamente necessaria. Mi rendo conto che oggi rilanciare l’importanza di strutture aggregative possa sembrare un’idea controcorrente ma credo che la dimensione dello sport e dei grandi eventi, in futuro, non verrà cancellata, al contrario. Il contenitore polivalente che avevamo in mente subirà delle modifiche, soprattutto dal punto di vista spaziale, ma ne confermiamo l’assoluta utilità”.

A giugno il Comune di Carpi dovrebbe procedere con l’abbattimento della vecchia piscina: è quella l’area più papabile per la costruzione della struttura?

“Sì, confermo, stiamo ragionando sulla collocazione in quella zona. L’area prescelta sarà un po’ figlia dei ragionamenti dimensionali in corso”.

Al momento sono in atto varie manovre a Est della città: Cmb ha venduto il proprio lotto a una società che pare non essere interessata a costruire bensì a dare una spinta alla nascita di Parco Lama, mentre il Comune annuncia grandi progetti per l’Oltreferrovia. Resta il nodo dell’ex Consorzio agrario: conferma che lo acquisterete voi per poi realizzarvi il Polo di innovazione Tecnologica?

“Noi abbiamo manifestato la nostra disponibilità, d’altronde siamo l’unico ente che può dedicare risorse a tale operazione. Le trattative sono ormai giunte alle battute conclusive e siamo dunque pronti per procedere all’acquisto dell’immobile per due motivi: costituisce un’occasione di sviluppo sul lato Est della città e inoltre rappresenta un patrimonio storico-testimoniale da custodire e preservare, magari attraverso un restauro conservativo ma su tale possibilità il dialogo è ancora aperto. Insomma sull’oggetto la Fondazione c’è, sulla possibilità di portare lì il Polo di innovazione Tecnologica invece è ancora in corso un approfondimento col Comune di Carpi. Nelle nostre intenzioni, infatti, il Polo doveva essere realizzato sul terreno che possediamo a Santa Croce affinchè potesse stringere delle sinergie col parco che lì nascerà. Certo non è detto che tale progetto non possa trovare applicazione in un altro contesto ma, in quel caso, la zona dovrà essere dotata delle necessarie opere di urbanizzazione, a partire da quelle viarie, di cui dovrà però farsi carico in toto l’Amministrazione. Ciò che ho chiesto è di avere garanzie sui tempi. Carpi ha bisogno di una struttura come questa in tempi rapidi. Il Polo si basa su tre assi portanti: attività didattica e alta formazione, laboratori dedicati alla ricerca e sostegno alle start up. Vuol essere un contenitore in grado di ospitare e sostenere non solo nuove imprese ma anche quelle già presenti sul territorio che intendono riconvertire i propri modelli di business ad esempio. E questa è una priorità, soprattutto oggi: consci di ciò e a fronte del ritardo sulla parte hardware, ovvero quella dei muri, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione sta ragionando in questi giorni circa la possibilità di istituire un fondo per aiutare le imprese. Lo ribadisco, noi siamo disponibili a discutere col Comune ma il fattore tempo rappresenta una discriminante imprescindibile”.

Sulla creazione del grande parco a Santa Croce come procedono i lavori?

“Procediamo a gonfie vele: la progettazione particolareggiata si è conclusa ed è gia stata presentata al Consiglio di Indirizzo e di Amministrazione. Entro fine giugno mostreremo il progetto anche alla città, purtroppo non in presenza ma con un evento digitale, per condividere le scelte compiute. Tra settembre e ottobre verranno piantati alberi, siepi ed essenze autoctone e non appena verrà formalizzato l’atto di indirizzo con il Comune si darà il via anche ai lavori di carattere strutturale”.

Sul fronte Hospice a San Possidonio ci sono novità? Avete ricevuto dalla Fondazione San Martino il progetto esecutivo e il business plan o è ancora tutto fermo?

“Assolutamente no. Tutto è fermo. Ho letto grandi annunci, tavoli riuniti da parte di progettisti e soci della Fondazione San Martino… ma a noi non sono ancora stati consegnati né numeri ufficiali relativi alla sostenibilità dell’operazione né il progetto esecutivo su cui ragionare prima di dare eventualmente gambe a un’erogazione (ndr – 1 milione di euro)”.

Come vede Carpi fra cinque anni?

“Il Covid è stato uno shock fortissimo ma non dimentichiamo che ha fatto irruzione in un contesto già malato. Sono convinto che Carpi abbia di fronte a sé un’occasione unica ma dev’essere capace di cambiare. Dobbiamo assistere a una vera e propria rivoluzione culturale. Io, contrariamente al pessimismo generale, tra cinque anni immagino una città potenzialmente in ripresa, seppur con una geografia economica ridisegnata. Le strutture di cui abbiamo parlato sinora penso possano rappresentare un catalizzatore importante, a partire dal futuro Parco di Santa Croce. Auspico che il nostro intervento possa essere determinante nell’aiutare il contesto locale. Carpi ce la può fare”.

E la Fondazione CRC?

“Spero che la Fondazione possa continuare a svolgere un ruolo attivo e propositivo; vorrei che la politica concreta portata avanti negli ultimi anni, fatta di opere da realizzare, possa proseguire. La nostra è una buona Fondazione, ha adottato politiche corrette, è ben patrimonializzata e non ha problemi di erogazioni. Sono positivo sul suo futuro. Di certo sarà sempre più importante sfruttare ogni opportunità per fare rete anche con altri soggetti, dimostrando disponibilità all’ascolto e al confronto, senza posizioni pregiudiziali. Lo scontro non porta mai molto lontano…”.

Sulla carta, Carpi è la città dei progetti. Ce ne sono moltissimi relativi a parchi, ciclabili, strutture viarie… Per non parlare del nuovo ospedale di cui si discute da oltre 10 anni. Spesso però alle parole non seguono i fatti e i progetti restano lettera morta. In altri casi, a causa di campanilismi o mancato dialogo, si rischia di disperdere risorse preziose per dar vita a progetti fotocopia. Per non parlare poi dei tempi eterni della pubblica amministrazione…

“Sono d’accordo e proprio per questo, parlando ad esempio del Polo di innovazione Tecnologica, ci tengo a ribadire come la Fondazione non abbia problemi a discutere con l’Amministrazione circa la destinazione migliore purché vi sia un disegno concreto. Noi possiamo contare su disponibilità patrimoniale, capacità gestionale e rapidità di intervento non essendo un ente pubblico, elementi che siamo pronti a mettere in campo con determinazione ma dobbiamo fare i conti coi piani di attuazione. Il nostro timore è sempre quello legato ai tempi, quelli dell’urbanistica in modo particolare. Non possiamo permetterci di aspettare sette, otto anni… il territorio ha delle necessità urgenti a cui dare risposte oggi”.

Se le dico la parola cambiamento a lei cosa viene in mente?

(ndr – Ride) “La testa delle persone ovviamente. D’altronde è da lì che deve partire il cambiamento. Intorno a noi c’è tanta rigidità mentale, sul lavoro come nella vita privata. Per comodità siamo abituati a ragionare su assiomi già precostituiti ma i contesti evolvono e le persone, così come le aziende, devono adattarsi. Mutare. Il cambiamento è l’ingrediente necessario per vedere Carpi crescere e svilupparsi. Lo meritiamo e ne abbiamo le potenzialità”.

Una partita delicata quella giocata da Amministrazione e Fondazione. E se il Comune dal canto suo ha come asso nella manica la possibilità di concedere o meno la variante urbanistica necessaria per far decollare il Parco di Santa Croce, la Fondazione non è da meno. “Noi – conclude il presidente Faglioni – abbiamo già definito le griglie di sostenibilità delle nostre erogazioni, circa 3,2 milioni di euro. Questo è il momento per fare sintesi su progetti condivisi poiché noi siamo disposti a investire risorse ma è evidente che poi non avremo più la possibilità di sostenere altre realizzazioni importanti”. E se la Fondazione chiude i rubinetti, si andrebbe davvero poco lontano…

Jessica Bianchi

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