La Serie C, volendo attenersi alle norme stilate dal protocollo approvato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio e dal Comitato Tecnico Scientifico, non ha nessuna possibilità di poter ripartire per chiudere sul campo la stagione 2019-2020.
TUTTI CONTRO IL BARI – Il Bari insiste nel voler disputare i Play Off, a maggior ragione dopo la decisione del Consiglio Federale di dichiararsi a favore della ripresa di tutto il perimetro del calcio professionistico. La maggioranza dei club tuttavia frena, si dice contrario al ritorno in campo e chiede buon senso nelle misure da adottare. Reggiana (sempre più timidamente) e Carrarese a parte, tutti i gli altri club e gli addetti ai lavori, medici sociali in testa, si sono detti categoricamente contrari a una ripresa, chiedendo a gran voce uno stop finalmente ufficiale, portando gli esempi di vari campionati europei come quello francese e quello scozzese. Troppe le difficoltà e pochissime le risorse da mettere in campo: Il Bari è il Bari (o sarebbe meglio dire il Napoli considerata la medesima proprietà) e vive di disponibilità economiche pari a un club di Serie A, completamente aliene a tutti gli altri attori in scena.
IL RUOLO DELL’ASSOCALCIATORI – Ma i calciatori, i primi attori di una eventuale ripresa, cosa ne pensano di quanto sta accadendo? Come potranno atleti professionisti (di cui tanti in scadenza contrattuale), dopo tre mesi di quasi totale stop dai meccanismi agonistici, riuscire a rendere veritiero un eventuale finale di stagione sul campo con molte gare da giocare in poche settimane?
Come potranno giocatori come Alessandro Ligi, Enrico Pezzi ed Enej Jelenic, solo per citare alcuni biancorossi, dare il 110% in caso di ritorno in campo senza la certezza di un rinnovo automatico e con il drammatico rischio di un grave infortunio che li renderebbe senza mercato per la prossima stagione? Per tutti questi interrogativi l’Assocalciatori e il presidente Damiano Tommasi stanno iniziando una dura battaglia per ottenere risposte e garanzie.
IL SILENZIO DEL PATRON STEFANO BONACINI – Nessuna protesta. Il numero uno del Carpi Stefano Bonacini, dopo l’esito della riunione del Consiglio Federale, ha scelto di non approfondire o farsi strumentalizzare, limitandosi a un lapidario “La Serie C non conta più a nulla”. Parole nette, con un chiaro riferimento al totale disinteresse riguardo a quanto emerso dall’Assemblea dei club di Lega Serie C che aveva sancito la palese volontà della maggioranza dei club di chiudere la stagione ed emettere i verdetti di campo appellandosi alla regola del “merito sportivo” tanto caldeggiata dalla Uefa.
SERIE B A 24 SQUADRE – Il futuro? Mai come ora diventa un complesso rebus da decifrare. La data del 28 maggio, dipinta dal presidente della Figc Gabriele Gravina e dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora come il termine ultimo per definire le date della ripresa, varrà per la Serie A, molto meno per la B e per la Serie C. Le indiscrezioni parlano dell’avvocato Balata (Presidente Lega Serie B) al costante lavoro per provare a trovare una soluzione che possa far contenti tutti. Da non scartare l’ipotesi di un ritorno a un campionato cadetto a 24 squadre. In ribasso, al contrario, le quotazioni del doppio girone composto da 20 squadre in stile Serie A2 di pallacanestro.
Enrico Bonzanini