Staff Jersey fa le cose per bene

Ultimato il percorso di certificazione, l’azienda carpigiana ha iniziato a produrre e commercializzare mascherine di tipo 1, interamente realizzate nel distretto carpigiano. L’idea è quella di proseguire lungo la strada intrapresa per depositare un ulteriore prototipo di mascherina lavabile, dal prezzo conveniente e di qualità superiore a una usa e getta con un evidente impatto ambientale ridotto.

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Federico Poletti

In questi mesi si è sentito di tutto sulle mascherine me nel distretto carpigiano c’è chi se ne intende parecchio di tessuti e confezione e ha fatto di ricerca e sviluppo la propria cifra distintiva producendo abbigliamento. Un occhio esperto è capace di vedere le differenze anche tra mascherine chirurgiche, e non tanto per aspetti legati all’estetica. Il made in Carpi è da sempre garanzia di qualità, ed è così anche per la produzione dei dispositivi di sicurezza di cui c’è, e ci sarà anche in futuro, grande richiesta. Fra le aziende che hanno deciso di riconvertirsi parzialmente c’è Staff Jersey che ha iniziato il percorso di certificazione due mesi fa e oggi produce e commercializza mascherine di tipo 1, interamente realizzate nel distretto carpigiano, valorizzando le esperienze del territorio.

“Abbiamo iniziato a studiare quando le norme Uni che definiscono a livello tecnico i requisiti di sicurezza, di qualità e i metodi di prova erano ancora a pagamento e in inglese. Il cammino – spiega Federico Poletti – non è stato semplice ed è stato fondamentale il supporto del Tecnopolo di Mirandola, mentre i test sono stati eseguiti a Carpi presso il Centro Qualità Tessile, diretto da Emilio Bonfiglioli e presso il laboratorio Safe di Mirandola”. Non sono pochi i test (biocompatibilità, rimozione batterica, filtraggio…) previsti dal disciplinare per ottenere il via libera dall’Istituto Superiore di Sanità e numerose le integrazioni che l’azienda carpigiana ha dovuto presentare ma il prototipo è stato approvato e il 3 maggio è arrivato il via libera alla produzione e commercializzazione.

Il dispositivo di sicurezza prodotto da Staff Jersey si compone di tre strati: poliestere antigoccia all’esterno, tnt per il filtraggio batterico e polipropilene altamente performante che l’azienda già usa per la linea sportwear di alta qualità e dalle performance molto elevate. “L’esperienza e la competenza maturate nella produzione di indumenti a base di carbonio, argento e fibre cave ci sono state utili in questo frangente” commenta Poletti.

Il filo arriva da aziende italiane e Staff Jersey si avvale di aziende della subfornitura del nostro distretto per finissaggio, taglio e confezione a mano. Passato il controllo di qualità, la mascherina viene imballata in ambiente sterile ad atmosfera controllata.

Un’altra cosa rispetto ai milioni di mascherine che arrivano da Cina o Sri Lanka e di cui il decreto autorizza l’importazione in deroga alle norme vigenti facendo entrare materiale senza certificazione Ce.

“La mascherina chirurgica con la certificazione ufficiale prodotta da Staff Jersey è lontana anni luce da quelle cinesi e anche il costo di produzione non è equiparabile.

Il prezzo di 0.50 centesimi stabilito dal Governo è un’indicazione e lo Stato deve provvedere affinché tutti le abbiano dopodiché è con il mercato che ci si deve confrontare”.

L’idea di Staff Jersey è quella di proseguire lungo la strada intrapresa per depositare un ulteriore prototipo di mascherina lavabile, dal prezzo conveniente e di qualità superiore a una usa e getta con un evidente impatto ambientale ridotto. “Ci sono le condizioni per fare un prodotto a un giusto costo e con un vantaggio ambientale notevole” conclude Federico Poletti.

Sara Gelli

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