Nelle Case residenza anziani dell’Unione Terre d’Argine sono morti 17 ospiti

Come cambieranno le Case residenza per anziani? Quali strumenti verranno adottati per proteggere ospiti e operatori da eventuali recrudescenze di questo virus? Quando i familiari potranno tornare ad abbracciare i propri cari?

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L’onda d’urto provocata dall’epidemia di Covid-19 impone riflessioni a largo raggio. Nulla sarà più come prima, a partire dal sistema socio-sanitario del nostro Paese.

“Credo che occorra ridisegnare completamente la filiera dell’assistenza agli anziani partendo da una necessità, ovvero quella di tenerli in casa il più possibile. Sappiamo che oggi, la maggior parte degli anziani accuditi dai figli o dalle badanti non si sono ammalati. Ripensare i servizi a loro dedicati – ha sottolineato l’ex commissario ad acta per l’Emergenza Coronavirus, Sergio Venturi – significa soprattutto immaginare dei condomini residenza con portinerie socio-sanitarie dove c’è il medico se e quando serve, infermieri, psicologi, animatori… e gli anziani restano dentro a una casa. Gli anziani devono stare in una casa e se la chiamiamo protetta dobbiamo cambiare. Quelle che rimangono, a mio parere, dovranno avere un accreditamento regionale. Questa emergenza deve diventare un’occasione di ricostruzione e modernizzazione dei servizi socio – sanitari. La telemedicina e le visite telematiche devono diventare una consuetudine. Non è più possibile doversi recare in ospedale solo per una visita di controllo. L’evoluzione di certe patologie può essere osservata anche a distanza”. Le case protette dell’Unione delle Terre d’argine hanno conosciuto il coronavirus da vicino. E lì, tra quelle mura, si è consumata una strage silenziosa. I numeri stanno migliorando certo ma il conto delle vite umane perse resta alto.

Nel modenese, su un totale di 3.254 posti letto si sono verificati, in 14 Case residenza per anziani (Cra) sulle 52 attive sul territorio, 151 decessi per Covid-19; i pazienti isolati in struttura sono attualmente 164, mentre 109 sono i guariti.

E a Carpi? Gli ospiti covid positivi sono: 18 alla Tenente Marchi, 6 al Carpine e 7 presso la casa famiglia Casa Mia di Carpi, 7 alla Focherini di Soliera e 5 alla Cortenova di Novi di Modena.

I decessi registrati sinora sono complessivamente 17: 2 alla Tenente Marchi, 3 al Carpine e 1 alla casa famiglia Casa Mia di Carpi, 9 alla Focherini e 2 a Cortenova.

Come cambieranno le Case residenza per anziani? Quali strumenti verranno adottati per proteggere ospiti e operatori da eventuali recrudescenze di questo virus, ancora lungi dall’essere sotto controllo? Quando i familiari potranno tornare ad abbracciare i propri cari?

“Al momento – spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Carpi, Tamara Calzolari – la parola d’ordine è prudenza. Non abbiamo programmato delle riaperture delle Case residenza per anziani come suggerito anche dalla Regione ma, piuttosto, stiamo pensando a delle modalità di incontro a distanza. Già ora alcuni anziani a fine vita sono stati portati a piano terra e, separati da una vetrata, hanno potuto vedere almeno per un’ultima volta i propri cari. L’idea è quella di organizzare delle visite impiegando la medesima modalità: un ospite alla volta, naturalmente covid negativo, potrebbe infatti essere condotto dagli operatori in una stanza a pian terreno e interagire col proprio famigliare dall’altra parte della finestra, onde evitare contatti ravvicinati. Un distanziamento necessario per tutelare la salute di tutti e, in particolare dei più fragili. Un’organizzazione che potrà concretizzarsi grazie alla collaborazione delle singole strutture, laddove la logistica lo consenta. Le Cra però, lo sottolineo ancora una volta onde evitare di generare fraintendimenti, restano interdette ai famigliari”.

Il futuro è ancora incerto ma la discussione è accesa: “stiamo valutando come riorganizzare le Cra, riprogettandone gli spazi interni. Al momento non esiste una volontà di destinarne una in particolare ai pazienti covid positivi. Non vi è alcun orientamento specifico in tal senso. Nulla è stato deciso. Siamo però consapevoli che anche nei prossimi mesi, verosimilmente, si potrebbero verificare ulteriori casi di positività e allora dovremo essere pronti. Abbiamo riorganizzato gli spazi, stabilito dei percorsi separati per vestizione e svestizione degli operatori, previsto la possibilità di compartimentare gli ambienti, aumentato il numero degli infermieri, cambiato la destinazione d’uso di alcuni spazi qualora fosse necessario suddividere ulteriormente gli ospiti ma c’è ancora molto da fare”.

E il servizio domiciliare come cambierà?

“La nostra intenzione – conclude l’assessore Calzolari – è quella di investire ulteriormente sulla rete domiciliare rafforzando anche la parte sanitaria. Certo una maggiore intensità di cure comporterà costi più elevati da sostenere e dunque sarà necessario cercare risorse nuove per essere così in grado di rispondere a bisogni differenti e sempre più presenti”.

Jessica Bianchi