Il Covid uccide anche a casa

Al 27 aprile, in provincia di Modena, sono stati registrati 6 decessi tra le mura domestiche di persone Covid positive.

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Un dato ha attirato la nostra attenzione durante i bollettini di “guerra” diramati quotidianamente dalla Regione Emilia Romagna sul fronte emergenza sanitaria, quello dei decessi tra le mura domestiche. Numeri piccoli certo, ma difficilmente spiegabili dal momento che i malati covid positivi in isolamento domiciliare dovrebbero presentare dei quadri clinici lievi. E allora chi sono queste persone e perché a fronte di un aggravamento della sintomatologia non sono state ricoverate in ospedale? Quanti casi si sono registrati sul nostro territorio? Sono forse il frutto di una sottovalutazione o le loro condizioni sono mutate talmente repentinamente da rendere vana ogni contromisura?

“Dai dati in nostro possesso, alla data del 27 aprile, in provincia di Modena abbiamo registrato 6 decessi a domicilio di Covid positivi su un totale di 396 morti”, spiega l’Ausl di Modena.

Difficile avere un identikit di questi defunti ma, prosegue l’azienda sanitaria modenese, “in base alle informazioni al momento disponibili possiamo affermare che in due casi il tampone è stato eseguito post-mortem poiché il paziente è morto improvvisamente e sono stati riferiti dai congiunti pregressi sintomi compatibili col coronavirus. In altri casi il paziente, in stadio terminale a causa di altre patologie, a seguito dell’insorgenza di disturbi compatibili con covid, è stato sottoposto a tampone, risultato positivo e, infine, altri positivi in isolamento domiciliare con quadri non gravi sono deceduti all’improvviso, prevalentemente in presenza di concomitanti altre patologie e/o fattori di rischio”.

Una cosa è certa: i dati sulle morti da Covid-19 che ci vengono comunicati giorno dopo giorno, si riferiscono soltanto ai pazienti con una diagnosi accertata tramite il tampone e, dunque, verosimilmente, sono inferiori rispetto alla realtà.

Un bilancio, quello delle vittime, già drammatico, ma i cui contorni sono verosimilmente sottostimati. Quanti, magari anziani, ci hanno lasciati, chiusi nelle loro abitazioni o nelle case di riposo, senza essere stati sottoposti a tampone post mortem e dunque non annoverati in alcuna statistica? E, ancora, quanti sono i pazienti stroncati da infarti, ictus o altro, che non sono riusciti a essere curati al meglio in un momento in cui gli ospedali sono stati travolti dallo tsunami coronavirus? Pur non essendo direttamente dovuti al virus, questi decessi non sono forse effetti collaterali dell’epidemia più grave dell’ultimo secolo?

Jessica Bianchi

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