Il Ramazzini torni a essere l’Hub dell’Area Nord

L’arrivo del covid-19 a Carpi ha fatto emergere tutte le pecche del nostro ospedale. Quando e come riprenderà l’attività extra coronavirus? Cosa accadrà qualora si dovessero verificare nuove ondate di contagi con l’avanzare dell’autunno? Questo è il momento di pensarci per essere pronti a battere i pugni sul tavolo delle stanze dei bottoni, come in Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Modena, e portare a casa dei risultati concreti. Non briciole. Quelle non bastano più.

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Il silenzio della politica locale in questi mesi è a dir poco assordante. Dove sono finiti i consiglieri comunali di Maggioranza e Opposizione? Se questo, infatti, non è certo il tempo per scatenare inutili e sterili polemiche è certamente il momento di lanciare idee. Di fare fronte unito per sostenere l’Amministrazione e, perché no, partendo dalle numerose criticità che il coronavirus ha palesato, offrire qualche spunto di riflessione, per uscire così meno zoppicanti dall’emergenza sanitaria più grave dell’ultimo secolo. Le sfide che si profilano all’orizzonte sono tanto complesse quanto inesplorate e il contributo di ciascuno può essere determinante.

Uno dei fronti più delicati è senza dubbio quello sanitario. Quando la morsa del covid 19 allenterà la sua presa, che ruolo avrà all’interno della rete provinciale il nostro Ospedale? Come verrà ripensata la filiera assistenziale del nostro territorio? Come armeremo le nostre case residenza per anziani per renderle più sicure?

L’arrivo del covid-19 a Carpi ha fatto emergere, con violenta drammaticità, tutte le pecche del nostro ospedale. Una struttura obsoleta nella quale lavorano tanti operatori instancabili a cui va tutta la nostra gratitudine per l’impegno e i sacrifici profusi in questi mesi così difficili. Al Ramazzini però qualcosa è andato storto e la politica deve farsene carico. Girarsi dall’altra parte infatti può essere molto pericoloso. Quando e come riprenderà l’attività no covid all’Ospedale di Carpi? Cosa accadrà qualora si dovessero verificare nuove ondate di contagi con l’avanzare dell’autunno e l’arrivo concomitante dell’influenza stagionale?

Questo è il momento di pensarci. Di raccogliere le idee per essere pronti a battere i pugni sul tavolo delle stanze dei bottoni, come in Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Modena ad esempio, e portare a casa dei risultati concreti. Non briciole. Quelle non bastano più.

Daniela Depietri

L’Ausl, su impulso della Regione, assicura di essere al lavoro a “un graduale piano di ripresa sia dell’attività di specialistica ambulatoriale, sia dell’attività chirurgica”. Ancora fermi però, come denuncia Daniela Depietri, responsabile Sanità del Partito Democratico di Carpi, “le campagne di screening (da quello per la diagnosi precoce dei tumori della mammella al pap test, alla ricerca del sangue occulto delle feci) e parte dei follow up, sospesi da due mesi a questa parte. Senza diagnosi precoci infatti forse non si morirà di covid ma di cancro sì. Il mio invito dunque è che si ricominci al più presto a fare prevenzione e che, a fronte di una diagnosi si proceda poi col necessario trattamento entro i termini previsti dalla legge”.

Un ritorno alla normalità che dovrà convivere con aree dedicate al trattamento dei pazienti covid-19 poiché, continua a ripetere fino allo sfinimento il commissario ad acta per l’emergenza Sergio Venturi, “non possiamo commettere l’errore di rifarci cogliere di sorpresa da questo virus. Occorre prevedere zone divise che garantiscano la sicurezza degli altri pazienti. Una separazione fondamentale per far sì che non si creino più focolai dentro ai nosocomi perché questo, per un luogo di cura, costituirebbe il primo fallimento. Questa volta terremo i nostri bastioni ben guarniti”.

Percorsi che, perlomeno nella fase iniziale, al Ramazzini, non essendo rigidamente organizzati, hanno provocato i problemi di cui ormai tutti siamo a conoscenza a partire dal Reparto di Medicina dove si sono registrati numerosi contagi tra ospedalieri e pazienti.

Criticità anche in Pronto Soccorso uno dei pochi della provincia, a fronte della popolosità della nostra città, a non allestire una tenda esterna di pre triage.

“Perchè al Ramazzini non esiste un piano di emergenza in caso di malattie infettive da applicare per non farsi trovare impreparati, alla stregua di quello che scatta in caso di terremoto?” si domanda Depietri.

Dopo l’arrivo di alcuni ispettori da Modena, inviati per capire cosa non avesse funzionato, i protocolli sono cambiati e l’allarme rientrato ma il lavoro da fare è ancora tanto.

“Con il sopraggiungere della Fase 2 – aggiunge Daniela Depietri – dobbiamo impegnarci strenuamente rispetto alla nostra struttura ospedaliera che tanto ha dato in questa emergenza, con personale che si sta dedicando anima e corpo ai pazienti. Il Ramazzini deve tornare a essere l’Hub dell’Area Nord. Senza se e senza ma. E ora più che mai diventa imprescindibile vedere posata la prima pietra del nuovo ospedale: ne abbiamo bisogno e in fretta”.

Anche i servizi domiciliari, così come i centri diurni per anziani e disabili, devono essere rivisti: “inutile fare della retorica occorrono risorse e personale. Non sappiamo quando questa emergenza finirà, sino ad allora occorre cercare di offrire delle risposte alternative, in termini di sollievo, alle famiglie che hanno in carico grandi anziani e figli con disabilità psichiche e fisiche. La politica non può arretrare di fronte a tali sfide, per quanto complesse siano”.

Insomma è tempo che la politica faccia il suo mestiere e che, superando campanilismi e resistenze ideologiche, proponga soluzioni nuove. Per il bene di tutti.

Jessica Bianchi

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