Nuove e drammatiche povertà stanno emergendo, in conseguenza del perdurare dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, andandosi così a innestare su un tessuto sociale compromesso ben prima dell’ingresso del virus nella nostra città. I numeri la dicono la lunga e non sono che la punta dell’iceberg: saranno 1.708 le famiglie carpigiane beneficiarie di quel tesoretto messo a disposizione dallo Stato per i comuni affinché attivino misure urgenti di solidarietà alimentare (380.000 euro del Governo più 60mila del Comune). Una boccata d’ossigeno certo, ma tutt’altro che risolutiva. E così, per tentare di rispondere in modo più strutturale al crescente bisogno dei carpigiani, il Comune ha attivato anche un conto corrente per ricevere donazioni, in denaro o direttamente in prodotti alimentari e di prima necessità. La Cooperativa sociale Eortè e l’associazione Porta Aperta faranno da capofila negli interventi di acquisto, raccolta e distribuzione dei prodotti, da destinare alle persone individuate dai Servizi sociali. Inoltre potranno attivare accordi con “produttori locali e piccoli esercenti per favorire la filiera corta e sostenere le realtà territoriali messe a dura prova da questo momento così difficile”, spiega l’assessore ai Servizi sociali, Tamara Calzolari.
Eortè si è già fatta le ossa, per così dire, a Soliera: “il sindaco Roberto Solomita ci ha convocati per chiedere la nostra disponibilità – racconta il presidente della cooperativa sociale Roberto Zanoli – e siamo stati ben felici di dare il nostro contributo dal momento che eravamo tutti in cassa integrazione e non vedevamo l’ora di rimettere in moto le nostre mani. A conquistarci sin da subito è stata la filosofia del progetto, ovvero quella di creare un paniere di prodotti del territorio e di stagione da destinare ai più bisognosi reperendoli, laddove possibile, dai coltivatori locali. Come potevamo resistere?”. Eortè ha confezionato oltre 300 pacchi utilizzando come quartier generale i locali del Carpi Fashion System Center di via dell’Agricoltura, messo a disposizione dal Comune di Carpi, dal momento che gli spazi del social market Il Pane e le Rose di Soliera erano troppo piccoli.
Per distribuire le sporte alimentari, dal momento che la cooperativa non aveva un mezzo per farle, “abbiamo lanciato un appello al mondo del terzo settore. La risposta sia nel numero di volontari che di mezzi – prosegue Zanoli – è stata davvero straordinaria”.
L’iniziativa “lodevole poiché offre sollievo sia alle famiglie che ai produttori”, aggiunge Roberto Zanoli, ora si ripeterà a Carpi. Una mole di lavoro certamente più onerosa e per la quale occorre una potenza di fuoco maggiore. “Lavorare insieme a Porta Aperta – conclude il presidente di Eortè – son certo creerà un bel precedente e chissà che in futuro non si possa dar vita a progetti condivisi e strutturati”.
“L’approvvigionamento dei beni – ha precisato Calzolari – è gestito da associazione Porta Aperta e coop. sociale Eortè, mentre per distribuirli ci avvarremo della collaborazione importantissima di molte associazioni che hanno messo a disposizione persone e mezzi, come Croce Rossa, Croce Blu, Auser, Protezione civile, Antenna 2000, Agesci, ma anche privati come Loschi traslochi e libreria Fenice, per un totale di 20 mezzi”.
“Non potevamo tirarci indietro davanti all’appello lanciatoci dal Comune – aggiunge Alessandro Gibertoni, responsabile del Centro di ascolto Porta Aperta – perché crediamo nel lavorare insieme, nel collaborare per il bene delle famiglie e perché nel confronto ci si arricchisce a vicenda”. Nelle difficoltà poi, prosegue, “mettere in campo idee nuove e attivare strumenti ulteriori” è fondamentale e anche in questa disgrazia, “il cuore di molti si è aperto inducendoli a mettersi in gioco ed è giusto canalizzare queste risorse”.
Il Centro di ascolto continua a dispensare, con tutti gli accorgimenti necessari, i pacchi alimentari: “la richiesta è in aumento e sono numerose le facce nuove che si recano qui per ricevere un aiuto”, aggiunge Gibertoni.
Non sappiamo quanto il bisogno crescerà, impossibile prevedere quante cicatrici questa emergenza lascerà e come muterà la nostra vita nel medio termine, per cui, conclude Alessandro Gibertoni, “occorre ampliare la gamma delle risposte e dei soggetti in campo. Sarà una lunga staffetta: l’obiettivo da raggiungere è quello di non accavallarsi ed essere pronti a passarsi il testimone nel corso del tempo, perché l’emergenza non finirà a breve”.
Jessica Bianchi