L’autismo ai tempi del coronavirus

In questi giorni di lockdown per qualcuno restare confinato tra le mura domestiche si sta rivelando particolarmente difficile. Tra questi vi sono certamente bambini e adolescenti autistici: “questi ragazzi trovano nelle routine degli elementi di rassicurazione. Oggi però - spiega Paola Rossi, presidente dell’associazione Sopra le righe - Dentro l’Autismo di Carpi - pressoché tutte le attività che facevano in precedenza sono saltate, compromettendo la loro serenità”.

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In questi duri giorni di lockdown per qualcuno restare confinato tra le mura domestiche si sta rivelando particolarmente difficile. Tra questi vi sono certamente bambini e adolescenti autistici: “queste restrizioni senza precedenti – spiega Paola Rossi, presidente dell’associazione Sopra le righe – Dentro l’Autismo di Carpi, nonché mamma di Alessandro, un bimbo autistico – sono talmente drastiche che anche noi adulti abbiamo dovuto imparare a conviverci, consapevoli, grazie a una lettura critica e costante della realtà, che solo attraverso l’isolamento il virus può essere fermato. Ma per la maggior parte dei ragazzi autistici questa emergenza è del tutto incomprensibile e, di conseguenza, restare chiusi in casa rischia di mandarli in tilt”. Il totale stravolgimento delle loro abitudini poi, è un altro elemento di forte criticità: “questi ragazzi trovano nelle routine degli elementi di rassicurazione. Di tranquillità. Oggi però – prosegue Paola Rossi – pressoché tutte le attività che facevano in precedenza sono saltate, compromettendo la loro serenità”. Le famiglie cercano di fare il massimo ma la situazione è complessa: “mio figlio è un iperattivo. Ama correre, arrampicarsi, andare in bicicletta, pattinare… muoversi per lui è vitale e all’inizio dell’emergenza era davvero spaventata di come avrebbe reagito. I limiti che gli abbiamo imposto sono stati duri da digerire ma stiamo facendo del nostro meglio per ricostruire una nuova routine. Per dare a ogni giornata un ritmo, attraverso degli impegni fissi. Abbiamo elaborato una strategia e creato un’agenda visiva pensata su misura per lui. Nonostante le difficoltà intrinseche infatti, le persone con disturbo dello spettro autistico se aiutate hanno una buona capacità di adattamento”. Le famiglie sono riuscite a strappare il permesso di poter passeggiare insieme ai propri figli ma, aggiunge Paola, “anche il mondo fuori è del tutto irriconoscibile. Niente gelato, niente visita ai nonni, nessuna capatina in cartoleria… il cambiamento è ovunque e può generare ansia. In questo momento del tutto eccezionale non siamo più solo genitori, ma anche terapisti, insegnanti. Occorre impegnarsi e molto”.

L’associazione Sopra le Righe però, in questo drammatico momento, non può far altro che “tenere unite le famiglie attraverso il filo del telefono. Ci sentiamo, ci confrontiamo, ci scambiamo idee e, nell’ascolto, condividiamo paure e difficoltà. I casi meno gravi partecipano a periodici incontri on line con i terapisti ma sono pochi a poterlo fare”.

A spaventare Paola e come lei numerosi altri genitori è l’incertezza: “non intravedere la fine di questa situazione è quello che mi angoscia maggiormente. Quanto durerà ancora questa condizione? Per quanto ancora le famiglie potranno reggere da sole e sostenere il carico? E poi, una volta rientrata la fase emergenziale, quando le misure di contenimento cominceranno a essere via via allentate, come l’attività della nostra associazione potrà riprendere in sicurezza? Di certo il distanziamento con i bambini autistici non è praticabile. Abbiamo delle sfide enormi davanti e sono preoccupata. Al momento però non possiamo far altro che tener duro. Teniamo botta. Tutti quanti”.

Jessica Bianchi

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