Mascherine made in Carpi: dopo i test possiamo partire, annuncia l’imprenditore Marco Gasparini

"Stiamo aspettando gli esiti dei primi test di laboratorio certificati dopodiché potremo partire con una produzione di 40.000-50.000 pezzi a settimana. Il distretto di Carpi c’è. Chi fino a ieri cuciva t-shirt può fare anche mascherine". Parola di Marco Gasparini, carpigiano, presidente Cna Federmoda di Modena, alla guida dell'azienda Ribelle srl.

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Marco Gasparini

“Ci stiamo concentrando non su un prodotto usa e getta, bensì su una mascherina di cotone 100% riutilizzabile una volta disinfettata. Non uno strumento da sala operatoria ma un prodotto utile, a chi in questo periodo non può fermarsi, ad esempio chi deve consegnare la spesa a casa. La logica è quella di non togliere le mascherine professionali a chi ne ha bisogno. Stiamo aspettando gli esiti dei primi test di laboratorio certificati dopodiché potremo partire con una produzione di 40.000-50.000 pezzi a settimana. Il distretto di Carpi c’è. Chi fino a ieri cuciva t-shirt può fare anche mascherine”.
Nel distretto della moda carpigiana qualcosa si è mosso dopo gli appelli della presidenza del Consiglio dei ministri e della Protezione civile. Lo conferma parlando alla Dire, Marco Gasparini, carpigiano, presidente Cna Federmoda di Modena, alla guida dell’azienda Ribelle srl. La nuova idea nasce a sua volta nella fucina di Carpi Fashion System, il tavolo coordinato dal Comune di Carpi dove da anni collaborano tra loro Cna, Confindustria e Confartigianato.
“Pensiamo non alle mascherine Fp2 e neanche a quelle chirurgiche, da sala operatoria, ma a quelle utili al cittadino per evitare la trasmissione di primo livello del virus. Per realizzare queste mascherine, non pensiamo a materiali Tnt bensì a una coppia di dispositivi di cotone, che consenta di far respirare e di fungere da filtro”, spiega Gasaprini che sul possibile prezzo al consumatore aggiunge: “certo non potrà costare troppo altrimenti nessuno la vorrà. Un laboratorio di certificatori qui a Carpi sta lavorando ai test, scientifici, e quindi a breve ci darà le coordinate entro le quali procedere”. Una volta realizzate, conclude il presidente di Cna Federmoda, daremmo le mascherine “in primis alla Regione Emilia-Romagna e poi, via via, potremmo metterle sul mercato a disposizione di tutti. Non è un problema riconvertire gli impianti, l’importante è comprendere ciò che serve e rispondere a un appello. La situazione lo richiede”.

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