Dopo quattro mesi di fermo produzione completo e i pagamenti ai fornitori bloccati da metà dell’anno scorso, la richiesta di concordato preventivo non è stata un fulmine a ciel sereno. I 240 lavoratori della Goldoni Arbos di Migliarina sono rimasti spiazzati perché dal mese di ottobre erano in attesa della presentazione del piano industriale per poter andare a Roma e aprire la cassa integrazione in deroga prevista dal decreto Genova. Perché ad aggravare la situazione è il fatto che gli ammortizzatori sociali sono stati esauriti con la precedente crisi del 2016. Gli stipendi sono sempre stati regolarmente pagati, senza mai sgarrare di un giorno, ma in questi quattro mesi i lavoratori si sono dovuti reinventare “recuperando un po’ di macchine che erano ferme nel piazzale da troppo tempo e quindi con qualche punto di ruggine e abbiamo continuato a scaricare i container perché smistiamo anche prodotto cinese, la loro gamma di trattori fatti in Cina e assemblati in azienda a Migliarina”.
La speranza resta appesa a un filo per chi ha appena acceso un mutuo, figli da mantenere, un futuro da garantire alla propria famiglia. La loro vita lavorativa è iniziata in Goldoni venti o anche trent’anni fa quando l’azienda produceva dalle dieci alle quindici macchine al giorno, oggi si arriva a due o tre al massimo. Un calo progressivo con la situazione che è diventata critica a partire dal mese di agosto. Tanta solidarietà ai lavoratori è stata espressa da più parti, dalla gente, dal vescovo Castellucci, dai sindaci di Carpi e di Rio Saliceto, dai politici. Ora si attende la convocazione del tavolo presso la Regione Emilia Romagna e l’intervento del Ministero.
In occasione dell’incontro tra sindacati e direzione aziendale si sono presentati “due dirigenti cinesi, con responsabilità intermedie e con una evidente mancanza di delega per affrontare le questioni poste” ha sottolineato la Cgil. “Il loro ruolo è stato semplicemente e unicamente di portavoce verso le strutture superiori del colosso cinese Lovol delle istanze poste al tavolo. Permane quindi con grande evidenza il problema rappresentato dalla mancanza di un reale interlocutore”. L’azienda ha comunque confermato il percorso intrapreso verso il concordato preventivo, il cui avvio è stato ratificato dal Tribunale di Modena il 13 febbraio. Il Tribunale ha concesso tre mesi per la sua definizione, il cui termine ultimo sarà il 13 maggio. Intanto si faranno sentire gli effetti della procedura sulle condizioni materiali non solo dei fornitori creditori, che vedono bloccati i loro crediti, ma anche verso i lavoratori Goldoni, con il congelamento sospensivo dei crediti maturati fino al 13 febbraio, retribuzione, ferie, permessi e Tfr, istituti che la legge fallimentare prevede siano sospesi fino all’avvio del concordato.
S.G.