Meno anziani in Pronto Soccorso

CRAPSOS è un percorso “protetto” che, grazie al contatto diretto tra Ospedale e Case Residenza Anziani, evita il passaggio dal Pronto Soccorso di anziani e fragili in presenza di patologie complesse non urgenti.

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Si chiama CRAPSOS ed è un percorso “protetto” pensato per i grandi anziani e i pazienti provenienti dalle Case Residenza per Anziani. Malati cronici e pertanto particolarmente vulnerabili il cui quadro clinico è certamente complesso ma non caratterizzato da patologie acute o urgenti. L’obiettivo di CRAPSOS? Evitare loro, dove possibile, il passaggio in Pronto Soccorso che in questi casi può rivelarsi critico.

Come? Attraverso la costruzione e la pianificazione di veri e propri “pacchetti diagnostici dedicati” condivisi e concordati tra i medici del territorio e quelli ospedalieri così come con il personale infermieristico dell’Ospedale Ramazzini, il Dipartimento di cure primarie Ausl, i medici di Medicina Generale e gli infermieri che operano nelle strutture per anziani, pubbliche e private accreditate. Una sinergia e un dialogo costanti, quelli tra ospedale e territorio, che vanno a tutto vantaggio del paziente il quale verrà sottoposto, ad esempio, a indagini diagnostiche senza passare per il Ps.

“Il percorso – specificano dall’Azienda sanitaria di Modena – è per pazienti che necessitano di un approfondimento clinico, di esami o procedure terapeutiche non urgenti ma differibili, mentre per le urgenze il percorso corretto resta quello di contattare il 118”. Un modo per evitare che questi “fragili” residenti nelle case protette cittadine allunghino le code del Pronto soccorso – dove sono già attivi i fast track, ovvero percorsi veloci, di Ortopedia, Otorinolaringoiatria, Oculistica, Ginecologia e Pediatria – e abbiano così una corsia preferenziale. Un’azione, seppur parziale, simile all’iniziativa messa a punto dall’Ospedale Civile di Baggiovara dove è da poco stato introdotto il Percorso Argento.

Rivolto ai pazienti geriatrici non urgenti – attivo dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 16,30 – rappresenta una più efficace presa in carico non solo da un punto di vista della rapidità ma anche della competenza specialistica: prevede una valutazione multidimensionale, assicurata dalla presenza del geriatra in Pronto Soccorso e tiene conto anche del possibile disagio psichico, fisico e sociale. L’iniziativa, lanciata in piena campagna elettorale, è certamente lodevole ma non è esente da criticità, in quanto non evita il passaggio per il Ps.

Una cosa è certa, la maggior parte dei pazienti che accedono al Pronto Soccorso di Carpi sono anziani che vivono soli, con il proprio coniuge o con un altro famigliare. Persone che, alle volte, a fronte di un malessere, dopo essersi rivolte al proprio medico, o su propria iniziativa, si recano al Ramazzini.

Escludendo tutti gli accessi per fast track specialistici e quelli dovuti a traumi, ben il 43,7% dei pazienti trattati in PS a Carpi hanno un’età che va dai 70 anni in su. Di questi, il 20,3% ha tra i 70 e i 79 anni, il 18,6 tra gli 80 e gli 89, il 4,7 fra 90 e 99, lo 0,1% tra 100 e 105 anni.

Insomma, quasi un paziente su due ha oltre 70 anni e dunque una strategia organizzativa simile a quella di Modena è decisamente inattuabile.

Una maggiore appropriatezza nell’accesso e una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti avrebbero ricadute positive per l’intera collettività, snellendo di gran lunga le attese, spesso interminabili.

Jessica Bianchi

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