Ostetricia, qualcosa non va

Sempre più numerose le donne che decidono di non partorire all’Ospedale Ramazzini di Carpi, dove l’epidurale non è garantita e i medici fuggono.

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“Partorirai con dolore”. Fu questa la punizione a cui Dio condannò Eva dopo la disubbidienza nell’Eden. Una condanna a cui sempre più donne decidono di sfuggire mediante il ricorso, laddove sia possibile, all’epidurale. Un servizio sacrosanto, quello del parto in analgesia, che però non è garantito presso l’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Ramazzini di Carpi guidata dal dottor Paolo Accorsi. Reparto che, da alcuni anni, si sta indebolendo fortemente anche a causa della “migrazione” di numerosi e valenti specialisti. Ma a fuggire non sono solo i medici bensì le future mamme, le quali scelgono di recarsi là dove i loro diritti non vengono calpestati ma, al contrario, tutelati. A dirlo sono i numeri prodotti dal Servizio Statistica del Comune di Carpi. Nel 2016 al Ramazzini sono nati 530 bambini mentre sono stati 66 quelli venuti alla luce altrove da mamme residenti a Carpi. Nel 2017 i nati in città ammontavano a 505 mentre quelli in ospedali vicini erano 70. Nel 2018 – ultimo dato disponibile – all’Ospedale Ramazzini i neonati sono diminuiti ulteriormente raggiungendo quota 441 mentre sono saliti a 79 quelli partoriti altrove da mamme residenti alla Corte dei Pio. Tralasciando il crollo vertiginoso delle nascite, i numeri evidenziano come siano progressivamente e costantemente aumentate le donne che hanno optato per altri punti nascita della provincia e non solo.

“Cè stato un tempo – spiega Odette De Caroli di UDI, Unione Donne Italiane – in cui le donne non residenti in città sceglievano il Punto Nascita di Carpi, vero e proprio fiore all’occhiello del nostro ospedale. Ora la tendenza si è completamente ribaltata. I servizi conquistati devono essere difesi e rafforzati. Non possiamo permetterci alcun passo indietro. Partorire senza dolore è un diritto e, per tale motivo, abbiamo richiesto in settimana un incontro al direttore dell’Unità, dottor Accorsi”.

La situazione è critica, il reparto si è indebolito e il clima che vi si respira non è certo dei migliori. La maternità è un diritto inviolabile: tutelarla a 360 gradi però non è solo una questione da donne. Attendiamo risposte. Puntuali.

Jessica Bianchi

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