In ottomila in Piazza Martiri per il concertone del 25 aprile

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Sotto un cielo che minacciava pioggia, in ottomila sono giunti in Piazza Martiri, il 25 aprile scorso, per il concerto gratuito di Vinicio Capossela. C’era chi arrivava da Torino, chi da Roma per ascoltare uno degli artisti di culto della musica d’autore italiana. Un concerto di Capossela è sempre un evento perché le scalette sono un mero esercizio di stile e i musicisti che lo accompagnano, lo assecondano nel suo percorso musicale live che si modifica di volta in volta anche in considerazione del pubblico e del luogo nel quale si esibisce. Una band di pirati o, meglio ancora, di gitani e artisti circensi che sanno come far divertire, ballare e commuovere il pubblico.

Ma la festa del 25 aprile non è stata solo il concerto di Vinicio: per l’occasione ha portato sul palco il Coro delle Mondine di Novi con le loro tradizioni e una rilettura terzomondista dei canti delle risaie. Dal vivo anche Massimo Zamboni ex CCCP ed ex Csi che proprio a Carpi mosse i primi passi al Tuwat (luogo di ricerca, contaminazione e ribellione) che ha proposto oltre a alcune recenti produzioni, la mitica Emilia Paranoica, divenuta il tratto distintivo dei CCCP. A una festa che celebra il 25 aprile non poteva mancare Cisco che ha cantato la canzone dedicata al comandante partigiano Germano Nicolini, al Diavel, che a cent’anni ha voluto mandare un saluto scritto alla Piazza. Affascinante e suggestiva la versione corale di tutti i musicisti e della piazza di Bella ciao. La manifestazione LiberAzioni si era aperta con l’intervento sul palco di tre ospiti che hanno declinato a loro modo il tema della Liberazione e della Resistenza. Floriana Bulfon, giornalista dell’Espresso che lavora sulle mafie romane e in particolare sui Casamonica dai quali è stata recentemente minacciata, ha voluto sottolineare la necessità di “vincere tutti insieme la battaglia contro un cancro che infesta il nostro Paese”. Liberazione significa liberarsi anche dalle mafie e resistere alle loro lusinghe. Carlo Lucarelli ha invece ribadito come solo attraverso la memoria si possono sconfiggere i nuovi rigurgiti razzisti e fascisti. “La memoria è un antidoto indispensabile”. Infine sul palco è arrivato l’ex generale Jovan Divjak, 80 anni di energia, eroe della guerra di Bosnia perché fu lui a guidare la difesa di Sarajevo accerchiata dai serbi. Divjak, che ha incantato i presenti con la sua forza comunicativa, ha ribadito fortemente la necessità di “un’Europa unita” e di “combattere i nazionalismi che stanno prendendo piede in molti Paesi”. Il nazionalismo esasperato, per l’ex generale, può infatti portare alla guerra come avvenne nella ex Jugoslavia.

Pierluigi Senatore