Uscire dalla propria comfort zone ed esplorare sé stessi per riconoscere il proprio talento e spingerlo verso scelte non scontate. Essere umili, perché l’umiltà, a differenza dell’arroganza, è un ponte verso gli altri e una spinta verso la crescita personale.
Contaminarsi con altre professionalità, idee e culture perché rimanere chiusi in sé stessi non conduce a nulla e, di certo, non porta al successo. Valorizzare le proprie radici per ricordarsi da dove si è partiti e perché essere italiani all’estero è un valore già di per sé. Sono questi i pilastri su cui Marco Marchi, fondatore e amministratore unico di Liu Jo, ha posto le basi della sua azienda, fondata a Carpi nel 1995, insieme al fratello Vannis, e arrivata ad affermarsi in breve tempo in tutto il mondo. Valori che ha voluto trasmettere agli studenti del Liceo Fanti, lo scorso 5 aprile nell’ambito del progetto di Tam Tam Radio: la prima radio scolastica ideata e curata dalla classe 3V che intervista personalità di spicco del tessuto economico locale. Marchi, perfettamente a suo agio con gli studenti, ha raccontato la sua storia incoraggiando i ragazzi a trarre dai propri periodi di crisi la miccia per reagire, proprio come fece lui alla loro età, quando, rimasto orfano di madre, sentì l’esigenza di conquistarsi uno spazio nel mondo. “Il mio non era desiderio di denaro ma di successo e grati cazione per- sonale”. Partì coraggiosamente a 23 anni con un piccolo laboratorio di produzione artigianale per l’ingrosso, ma fu la svolta del Wto nel 1995, e la caduta delle barriere doganali nei confronti della Cina e di altri paesi emergenti, a porre definitivamente le basi per la nascita del brand Liu Jo. Marchi intuisce che non c’è futuro per il conto terzi nell’abbigliamento e che la sola garanzia di mantenersi a galla è chiamarsi fuori dalla prevedibile concorrenza al ribasso sui prezzi, e decide di convertirsi alla politica di marchio, incastonata nel nome Liu Jo, a cui accompagna sin da subito una forte strategia di comunicazione.
“Bisogna avere un’identità ben precisa per difendersi dalla sfrenata competitività del settore e comunicarla al meglio – ha spiegato Marchi – perché il consumatore si senta appagato dall’acquistare e indossare un capo del brand. E poi, una scelta fondamentale che ho fatto è stata quella del segmento di mercato, abbandonando quello del fast fashion senza lasciarmi sedurre da quello del luxury, per incanalarmi nel segmento del premium-price. In questo modo riuscii a inserirmi con la mia prima collezione nei negozi di fascia medio-alta, con prezzi molto concorrenziali e da lì iniziò la scalata”.
Marchi ha ripercorso tutte le tappe fondamentali di Liu Jo, dall’apertura del primo store monomarca nel 1998 a Forte dei Marmi, passando per l’apertura ai mercati esteri tra il 2009 e il 2010, ricordando la scelta innovativa di fare pubblicità in Tv nel 2008 con i famosi jeans bottom up. Senza dimenticare la consacrazione a livello internazionale con il reclutamento come testimonial della super top-model Kate Moss nel 2011.
Da allora il mondo ha continuato a cambiare e a evolversi con l’espansione di Internet e dei Social Network che hanno portato il brand a introdurre l’e-commerce e a investire sugli influencer, permettendo un rapporto più diretto e intimo con il consumatore. Oggi Liu Jo continua a guardare al futuro con positività e coraggio, lo stesso atteggiamento che ha sempre animato Marchi nella sua attività imprenditoriale e che spera di trasmettere ai giovani: “per noi, che abbiamo in azienda un’età media di 38 anni, avere a che fare con i giovani significa aprirci alle idee e alla forza del cambiamento. Non lasciatevi abbattere dal clima di pessimismo generale, ma abbiate fiducia in voi stessi, perché ciascuno di voi ha un talento e deve solo saperlo riconoscere e farlo fruttare. Gestite il vostro tempo e il vostro lavoro uscendo dalla comfort zone e non lasciatevi scoraggiare da chi vi dice che non potete farcela”.
Chiara Sorrentino