Parco Lama resta lontano da come lo immaginano i cittadini

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È stata definita la sfida dei prossimi anni e sabato 6 aprile in Sala Loria non sono mancate le suggestioni che la prossima amministrazione potrà tradurre in scelte strategiche: Parco Lama non è un semplice parco urbano ma “uno sfogo di felicità”, l’idea di un nuovo modo della comunità di stare insieme per soddisfare il bisogno di riposo, di relazione tra persone, di benessere, di comodità, di bellezza. Così lo hanno immaginato i cittadini, che hanno partecipato ai focus group ma le due proposte che per ora sono sul tavolo restano entrambe distanti dall’idea di un parco da vivere, in cui le persone possano ritrovarsi per un pic nic, per svolgere attività sportiva, per riposarsi, “simile a Parco Sigurtà”. Se, come ha sottolineato il sociologo Vittorio Martinelli, è indispensabile che questo spazio possa essere riconosciuto emotivamente con il cuore per diventare luogo dell’identità dei carpigiani, le prime progettualità possono aspirare a tanto?

Si iniziò a parlare di Parco Lama nel 2009 e in questi dieci anni sono state compiute scelte urbanistiche che hanno condizionato la realizzazione del grande canocchiale verde: dall’argine della Lama attraverso i campi oggi si vedono le absidi del Duomo, la Sagra, la Carpi storica.

La possibilità di edificare sull’intera area 1, già prevista dal Piano regolatore del 2000, si è concretizzata con l’approvazione in consiglio comunale nel 2013 del piano particolareggiato che consentirà ai soggetti attuatori di costruire 450 appartamenti su 147mila metri quadrati. Per metà, verranno ceduti al Comune, in base al sistema di perequazione, per diventare verde pubblico (70mila mq).

Diversamente, per le edificabilità su via Corbolani, la variante approvata nel 2013 consentirebbe di trasferire i volumi in via Tre Ponti ma l’amministrazione sta valutando la possibilità di evitare di consumare ulteriore suolo verde individuando uno spazio urbanizzato prima che scada il termine fissato al 2020. In nome di Parco Lama, si è invece rinunciato ad asfaltare e a prolungare via Corbolani tra via Due Ponti e via Tre Ponti: la strada resterà come è adesso.

Infine, il Consiglio comunale ha approvato il piano per il recupero dell’area dell’Ex Consorzio Agrario, l’edificio, oggi abbandonato, al di là dei binari, ricompreso nell’area 1: in una porzione verrebbero realizzati alloggi di edilizia residenziale mentre un’altra porzione sarebbe legata agli sviluppi di Parco Lama. Per Maurizio Marinelli dell’Associazione Parco Lama “potrebbe diventare sede di corsi universitari o di formazione relativi all’agricoltura e altre funzioni che beneficino dell’integrazione tra il centro storico e la campagna”, mentre l’assessore Simone Tosi ha parlato più genericamente di “servizi, ristorante, palestra” e del prolungamento del sottopasso ferroviario per ricucire quella parte della città.

Per l’associazione Parco Lama, nata da quel Comitato di cittadini che ha raccolto 6mila firme a sostegno del progetto, l’idea è quella di un parco agricolo da un milione e 200mila metri quadrati dall’Oltreferrovia fino al Cavo Lama: l’area 1 a ridosso della città, di 250mila metri quadrati, prevede che i 450 appartamenti da edificare siano addossati ai due lati, che l’Ex Consorzio Agrario possa essere al servizio di Parco Lama, per riservare il verde restante a bosco  con semplici percorsi di attraversamento su strade bianche (senza panchine o lampioni).

L’area 2 di 250mila mq è definita area agricola periurbana e non deve essere invasiva per chi abita nella prima fascia. L’area 3 da via Cavata in poi per altri 500mila metri quadrati è definita zona agricola a vocazione storico paesaggistica.

In sostanza, per l’associazione di cittadini Parco Lama è il parco agricolo che ricollega la città abitata al suo paesaggio, alla sua agricoltura e alla sua produzione alimentare con un bosco urbano nell’Oltreferrovia e la ristrutturazione dell’ex Consorzio Agrario come sede di attività legate all’agricoltura e alla sostenibilità ambientale.

Chi convincerà gli agricoltori a cambiare abbandonando la coltura intensiva? Costruire percorsi pedonali molto definiti potrà preservare il loro lavoro? Si vieterà l’accesso quando verranno effettuati trattamenti insetticidi? Può definirsi parco una porzione, per quanto estesa, di terreni agricoli?

L’altra proposta in campo è quella del Carpi Golf e prevede la creazione di un parco pubblico di 145mila metri quadrati circa nell’area 1, punto di riferimento non solo per il Golf: “per gli appassionati di corsa potrà diventare il luogo in cui correre in libertà e sicurezza, per chi ama il verde un terreno su cui fare germogliare e crescere le proprie aspirazioni, per le associazioni ambientaliste uno spazio in cui educare i più giovani”.

L’invito di Andrea Gandolfi del Carpi Golf è quello di uscire dai luoghi comuni delle banalità (il golf non è uno sport oppure è un passatempo per ricchi) per iniziare a concepire un modo diverso di pensare il verde. Eppure nei focus group nonostante siano emerse 120 attività diverse da sviluppare all’interno del Parco, tra cui anche quella di una casa armonica, non è stato citato il campo da golf.

Restano da definire meglio anche gli aspetti della gestione, della sicurezza e dei costi accennati nel progetto dell’associazione Parco Lama e più definiti nel progetto di fattibilità di Carpi Golf (https://www.comune.carpi.mo.it/aree-tematiche/ambiente/10512-verde/aree-verdi-e-parchi/84689-percorso-partecipativo-parco-lama).

Il processo partecipativo avviato dal Comune di Carpi dopo l’assemblea pubblica di presentazione di sabato 6 aprile proseguirà con il coinvolgimento della comunità: ogni cittadino o associazione avrà la possibilità, previa apposita registrazione, di interagire direttamente nel processo partecipativo o tramite la pubblicazione di nuove proposte o idee, o tramite la possibilità di inserire commenti e considerazioni su quelle già esistenti.

All’amministrazione comunale – rappresentata sabato 6 aprile dal sindaco Alberto Bellelli e dall’assessore Simone Tosi – spetterà “il difficile compito di mettere insieme gli interessi degli della città, degli agricoltori che vogliono continuare a fare il loro mestiere, dei privati all’interno delle aree di espansione, senza che i cittadini debbano sborsare un euro per un esproprio o una multa”.

A richiamare tutti alla dura realtà è stato l’architetto Giancarlo Martinelli sottolineando l’emergenza ambientale che è anche conseguenza di una politica di espansione della città. “Non basta un ettaro di alberi per riscattare il consumo di suolo di cinquanta palazzine. Noi oggi abbiamo problemi seri e se non cominciamo a piantare alberi ovunque domani sarà già troppo tardi”.

 

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