“Orgoglioso ed emozionato per le grandi cose che le squadre di Cmb stanno facendo in giro per l’Italia e si stanno apprestando a fare in giro per il mondo”, il presidente Carlo Zini nel suo intervento non nasconde la preoccupazione per la crisi che ha decimato i costruttori. Nel 2011 erano sei i colossi del mondo cooperativo tra i più grandi costruttori del Paese: Ccc, Cmc Ravenna, Cmb di Carpi, Unieco, Coopsette e Cesi. Oggi se ne conta appena uno: Cmb. “Siamo rimasti solo noi. Abbiamo saputo rischiare ma con prudenza senza massimizzare il profitto in modo veloce, ma con l’obiettivo di resistere nel tempo per portare nel futuro i valori della cooperazione. Inseguire la crescita senza mantenere il giusto equilibrio, non paga, si fallisce per cassa”.
La prudenza si traduce nelle linee strategiche aziendali di crescita sostenibile, rafforzamento della struttura organizzativa e di quella patrimoniale e finanziaria e, a un anno di distanza dalla presentazione del piano industriale 2018-2020 è il direttore Finanza, Pianificazione e Controllo Marcello Modenese ad aggiornare gli obiettivi annunciando che nel 2018, uno degli anni più tragici per le cooperative di costruzione, Cmb è stata tra le migliori del settore “grazie a una conferma e a un miglioramento della situazione patrimoniale e finanziaria e a una riduzione dell’indebitamento finanziario verso terzi. In questo settore l’instabilità finanziaria si propaga con maggiore velocità e forza e se si arriva alla procedura concorsuale, reputazione e credibilità sono minate. Si tratta di crescere solo se i rischi possono essere gestiti dalla cooperativa: per questo abbiamo valutato di calare di quota nella realizzazione di un grande centro alberghiero a Cipro quando Cmb di è aggiudicata i lavori dell’ospedale di Odense in Danimarca: selezioniamo gare e fornitori per migliorare la marginalità”.
A causa della lenta attivazione di alcune iniziative, tra cui i lavori dell’ospedale di Pordenone, il 2018 non è stato un anno di crescita in termini di giro d’affari (522 milioni di euro, in linea con il 2017) ma la previsione pianifica 591 milioni nel 2019 (entra nel vivo la produzione della Torre Libeskid e iniziano quelli della Torre Cucinella a Milano) e 632 milioni nel 2020. A trainare è il comparto costruzioni anche grazie all’estero, immobiliare project e servizi restano stabili.
La più grande soddisfazione resta quella di aver invertito il trend negativo che perdurava dal 2010 sul fronte occupazionale. “Nel 2018 – ha precisato Paolo Zaccarelli, Direttore Risorse Umane di Cmb – sono state assunte settantacinque persone: giovani geometri, ingegneri, operai, con una crescita dell’organico del 15%”.
Scorrono le immagini dei video e sale l’emozione durante l’assemblea dei soci sabato 16 febbraio in sede quando parlano i protagonisti, coloro che sotto la pioggia e sotto il sole lavorano rendendo possibile progetti di torri sinuose che si ritorcono salendo al cielo per più di trenta piani. A loro ha reso omaggio il presidente della Repubblica Mattarella che ha presenziato all’inaugurazione del Teatro Galli di Rimini all’inizio di dicembre e a quella della linea 2 della tramvia di Firenze l’11 febbraio.
“Continuiamo a predisporre piani con obiettivi ambiziosi – conclude il presidente Zini – mentre intorno a noi tutto si sta fermando, l’economia del settore delle costruzioni si sta fermando e noi parliamo con naturalezza del futuro. Questo piano industriale è stato concepito nella convinzione che il Paese si sarebbe rimesso in moto mentre nelle proiezioni del 2019 l’Italia si ferma. Nell’industria delle costruzioni tanti soggetti imprenditoriali non ci sono più: siamo rimasti noi, Impregilo e Pizzarotti. Quando si rade al suolo un settore la responsabilità è della politica che ha progressivamente ridotto gli investimenti e non offre lavoro ma reddito senza lavorare. Cosa sarebbe l’Italia senza l’Alta velocità? Non possiamo concentrarci sulle manutenzioni, bisogna guardare a cose grandi perché il sogno è volare o andare sulla luna, non bisogna impaurirsi di fronte a quelle che sono le sfide del futuro”
Sara Gelli