In relazione alla vicenda del ‘dossieraggio’ ai danni del sindaco Alberto Bellelli, c’è chi è “sbigottito, addolorato e fortemente preoccupato per la tenuta democratica di questo tempo della politica (Campedelli, Pd), chi parla di “situazione indecente” (Liberi e Uguali), chi evoca Dallas e il cattivo JR (Movimento 5 Stelle). Per lo più increduli, a volte indignati, rassegnati a uno spettacolo di vendette personali, dossier e inchieste, che cosa possono pensare oggi i carpigiani? Lasciando perdere le teorie del complotto, le distinzioni tra buoni e cattivi, le allusioni a scopo diffamatorio, resta l’incognita del prossimo futuro decisivo per la città e non solo per l’imminente scadenza elettorale. Quanto pesa questa vicenda? Sul piano politico è devastante perché non lascia intravedere lo spiraglio, la luce. Non sembra che ci sia dietro il classico burattinaio, di quelli che in politica amano muovere i fili, e non passa giorno in cui non ci sia un nuovo risvolto investigativo che allunga ombre ancor più scure su protagonisti della vita cittadina. Insomma Carpi sembra essere in alto mare: non intravedere un disegno oltre l’attuale caos per tanti risulta destabilizzante. Non deve per forza essere così.
Nell’ambiziosa analisi dell’economista Acemoglu e del politologo Robinson Perché le nazioni falliscono, il cui intento è quello di scoprire le “origini di prosperità, potenza e povertà”, si sostiene che non risiedono nella geografia, nella cultura o nelle risorse naturali. Invece possiamo trovarle in istituzioni come democrazia, diritti di proprietà e rispetto della legge: quelle inclusive portano ricchezza, quelle escludenti, che piegano economia e regole del gioco al servizio dell’élite costituita, portano miseria. Gli autori scrivono: “La prosperità dipende dall’innovazione, e noi sprechiamo il nostro potenziale se non garantiamo un campo di gioco uguale per tutti: non sappiamo da dove verranno le prossime Microsoft, Google o Facebook e, se la persona che potrebbe crearle frequenterà un liceo scadente e non potrà andare in un buon ateneo, le possibilità che questo diventi realtà diminuiranno (…). Gli Stati Uniti hanno fatto nascere tanta innovazione e crescita economica negli ultimi due secoli perché, nell’insieme, ricompensavano innovazione e investimenti. Non succedeva nel vuoto pneumatico, era favorito da un particolare insieme di accordi politici e istituzioni politiche inclusive, che impedivano a un’élite o altri gruppi ristretti di monopolizzare il potere politico e di sfruttarlo a proprio vantaggio e a spese della società”. Potrebbe essere solo l’inizio del viaggio verso la prosperità.
Sara Gelli