La connessione intestino-cervello è una strada a doppio senso. “Una comunicazione bidirezionale che non può più in alcun modo essere ignorata da medici e professionisti che hanno a cuore il benessere psicofisico dei propri pazienti”, sottolinea lo psicologo e psicoterapeuta carpigiano Luca Masini. Ma sono ansia e depressione a causare disbiosi intestinale o, al contrario, è l’alterazione del microbiota a favorire lo sviluppo o l’aggravamento di patologie legate all’alterazione dell’umore e del comportamento? E, soprattutto, quali sono i cibi funzionali capaci di proteggere il nostro cervello più antico? A questi affascinanti interrogativi risponderanno, martedì 12 febbraio, a partire dalle 20, la biologa nutrizionista Martina Toschi e il dottor Masini, presso il Poliambulatorio Nubra Medica in via Pezzana, 62 (la serata è gratuita a iscrizione obbligatoria – 059.681198). “L’incontro Ragionare di pancia – spiega Luca Masini – ruoterà intorno al tema della Psicobiotica, disciplina che spiega come le modificazioni del microbiota intestinale agiscano sulla mente e viceversa. Un’infiammazione intestinale può provocare o aggravare stati d’ansia o depressivi e, al contrario, tali disturbi possono determinare alterazioni del microbiota”. E che le emozioni siano una questione di pancia non è certo una novità, chi non conosce, infatti, i detti popolari, Ho le farfalle nello stomaco o, ancora, Sento un peso sullo stomaco? “Questi adagi racchiudono una grande verità – prosegue Luca Masini – ovvero che il nostro corpo è in comunicazione attraverso tante vie. Una connessione che, secondo i dati scientifici oggi a nostra disposizione, è bi-direzionale: da un lato infatti il cervello comunica con il resto del corpo, intestino incluso, attraverso fibre efferenti, nervo vago in primis, dall’altro raccoglie informazioni mediante quelle afferenti stimolate da metaboliti e neurotrasmettitori come noradrenalina e serotonina”. Consci di tale stretta correlazione, ciascuno di noi, dovrebbe imparare a leggere il proprio malessere in una chiave maggiormente olistica: “un’alimentazione errata, ad esempio, può mantenere alto il livello di cortisolo, l’ormone dello stress e, dunque, per abbassarlo, non è necessario ricorrere a farmaci. Allo stesso tempo, la sindrome del colon irritabile, fortemente associata a stati ansiosi o depressivi, non può essere alleviata solo attraverso la dieta ma anche con un intervento di carattere psicologico. E’ quindi fondamentale sensibilizzare le persone – e i medici – affinché imparino a leggere le cause del loro malessere quotidiano”, sottolinea Masini. “Sono numerose le persone che si recano in ambulatorio poiché accusano disturbi, quali reflusso o gonfiore addominale ad esempio, causati dallo stress. In realtà, – spiega la dottoressa Martina Toschi – nel trattamento di tali sindromi gastrointestinali, l’alimentazione può giocare un ruolo fondamentale. Eliminando certi cibi o assumendoli nelle giuste quantità i sintomi possono migliorare anche sensibilmente e, riducendo la disbiosi, a giovarne è anche la psiche. Non bisogna rassegnarsi a convivere con tali problematiche: molto può essere fatto per alleviarle e, in alcuni casi, risolverle”. Coccolare il proprio intestino è il primo passo per sentirsi bene: “la cura passa da lì. E questo comporta una vera e propria rivoluzione”, conclude il dottor Masini.
Jessica Bianchi