L’Agorà scopre la targa

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“Voi bambini non potete ricordare che questa scuola si chiamava Bollitora, dal nome del quartiere. Il nome Agorà è stato scelto successivamente dalle insegnanti, dai bambini e dalle famiglie e oggi il significato non ha perso il suo valore” racconta Enrica Sala, insegnante della Scuola d’infanzia Agorà di via Atene, ai bambini di oggi e di ieri che, insieme alle loro famiglie, si sono ritrovati giovedì 18 ottobre, alle 18, per l’inaugurazione della ‘targa’ della scuola. In realtà, più che una targa, è un grande disegno quello che campeggia sulla parete della scuola e che viene scoperto durante la cerimonia: l’opera d’arte Agorà rappresenta il concetto di piazza di Nidia, che oggi ha 9 anni e ha realizzato il disegno quando ne aveva cinque mentre frequentava la scuola d’infanzia.

Durante la conversazione in sezione qualche giorno prima il significato di Agorà è stato rispolverato e un bambino ha detto che “Agorà vuole dire che è una casa e anche una scuola ma anche una piazza e si fanno tutte le cose che si possono fare in piazza, anche trovare gli amici”.

I disegni dei bambini, le loro frasi e le foto del contest a cui hanno partecipato le famiglie “ci fanno arrivare al cuore delle cose – ha commentato l’assessore all’Istruzione Stefania Gasparini – e colpiscono per la loro verità e semplicità. Dare senso alla scuola significa darlo a ciò che i bambini fanno qua dentro”.

“Ci sono disegni della piazza che potremmo usare come immagini per promuovere il turismo come quella in cui i portici sono raffigurati come enormi ombrelloni” sorride il sindaco Alberto Bellelli che aggiunge “sono sempre le persone che riempiono la piazza a fare la differenza. Questo bellissimo momento certifica l’ottimo lavoro delle scuole d’infanzia e questi bambini sono il nostro presente, grazie”. Durante la cerimonia è stata premiata la fotografia vincitrice del concorso indetto dalla scuola d’infanzia: il primo premio è andato a Lara, mamma di Matilde. Poi la festa continua tra le note della canzone scritta per le insegnanti dal papà Gianni D’Addese e cantata dai genitori mentre i bambini col cappello da chef si improvvisano provetti camerieri.

S.G.

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