Il gioco d’azzardo in città ha assunto contorni drammatici. “Ogni anno sono 135 i milioni che i carpigiani spendono alle slot machine e alle video lottery, circa 1.900 euro a testa. Numeri inquietanti”, sottolinea l’assessore Simone Morelli. Ben venga dunque il contributo di circa 20mila euro che la Regione Emilia Romagna ha accordato al Comune di Carpi per cercare di contrastare la piaga delle ludopatie e ridurre così l’impatto e le ricadute sulle famiglie in termini di costi, sicurezza e legalità ma, prosegue l’assessore, “il problema è un altro. Fino a quando il gioco d’azzardo rimpinguerà generosamente le casse dello Stato, le istituzioni locali avranno le mani legate”. Il contributo regionale ricevuto verrà impiegato per finanziare i numerosi progetti messi in campo dall’Amministrazione, unitamente al mondo del volontariato e ai soggetti che si occupano di gioco patologico, “dalla mappatura dei pubblici esercizi dotati di slot all’organizzazione di attività formative sui giochi online, alla creazione di laboratori, che coinvolgano anche youtuber di fama nazionale, per ragionare coi giovani e non solo circa le potenziali e gravissime conseguenze legate al gioco d’azzardo. Azioni mirate – denuncia Morelli – tese a sensibilizzare la cittadinanza circa i pericoli insiti nel giocare in modo compulsivo che si scontrano però con un annoso vuoto normativo”. Duro il giudizio dell’assessore sulle cautele, anche di natura urbanistica, introdotte dalla Regione: “le fasce di rispetto da edifici considerati sensibili, come scuole, chiese e circoli ricreativi, sono utili, importanti, ma non sufficienti. Anche a Carpi le sale gioco sono state aperte attraverso iter amministrativi che bypassano il Comune: alcune di queste sorgono in prossimità di luoghi sensibili e noi non abbiamo potuto farci nulla, non ci siamo potuti opporre”. Provvedimenti come questi non sono altro che “un cerotto su una gamba di legno, nel momento in cui non c’è un quadro di riferimento preciso e il ritorno del gioco d’azzardo sulle casse dell’erario è così cospicuo”, denuncia Morelli. Fare prevenzione e offrire al contempo un sostegno dal punto di vista clinico ai giocatori patologici è quantomai necessario ma, conclude l’assessore, “dev’essere colmato un vuoto, altrimenti la lotta al gioco resta soltanto un’utopia. Belle parole al vento. Non avere delle sale slot vicino alle scuole e lanciare campagne di sensibilizzazione non risolve certo il problema alla radice: dobbiamo essere concreti. Col gioco d’azzardo lo Stato si arricchisce ed è proprio lo Stato che deve decidere da che parte stare. A casa mia il ladro non è solo chi ruba, ma anche chi tiene il sacco: non si può scaricare su comuni e regioni una responsabilità nazionale”.
Jessica Bianchi