Tra stilismo e produzione

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Storytelling, parola di moda tra politici e istituzioni: se è ben fatta, può anche risultare piacevole, ma poi ci si ferma lì e tutto, o quasi, finisce. Nella vita reale, le persone comuni non si abbandonano a narrazioni di sorta, ma si impegnano tutto il giorno, spesso weekend compresi, per far sì che il lavoro vada avanti e lo fanno come si fa dalle nostre parti: intraprendenza e fatica ci appartengono da sempre e, a queste doti, vanno poi aggiunti studio e professionalità.

Tra i tanti testimoni di questo atteggiamento, che poi è ben di più, una vera e propria attitudine di vita, una donna che rappresenta le caratteristiche tipiche delle nostre donne: vive a una manciata di chilometri da Carpi, in città lavora da oltre quarant’anni. E’ – non fa, perché quelle come lei non hanno un lavoro, ma vivono lavorando una passione, – stilista, modellista, donna prodotto, sarta, senza dimenticare un pizzico di commerciale, perchè senza quello non vai da nessuna parte.

Francesca Carmignotto ha lavorato per vent’anni in una tipica ditta di Carpi: confezione di buona qualità, ottimi clienti, problemi zero. “Poi – racconta Francesca – sono arrivati i cinesi, si sono inseriti prima timidamente poi letteralmente insediati e con gli anni abbiamo visto cosa tutto questo ha comportato: laboratori carpigiani, distrutti. Facevamo pronto moda, adesso praticamente non esiste più. La ditta, anche a causa di un passaggio generazionale non andato a buon fine, ha chiuso e ho dovuto riciclarmi: da dipendente a Partita Iva, imprenditrice di me stessa”.

Francesca Carmignotto, un diploma all’Istituto di sartoria, modellistica e stile di Reggio Emilia, due decenni di lavoro alle spalle, non ha avuto difficoltà a trovare altre aziende: recentemente una, dopo 18 anni, è andata in mano ai cinesi, un’altra è in liquidazione ma è stato salvato un ramo d’azienda e gli attuali titolari stanno investendo energie e risorse finanziarie perché ci credono. “Vendiamo in tutto il mondo – precisa Francesca – dentro facciamo lo stile e per la produzione ci serviamo di laboratori locali, questi sì prevalentemente in mano ai cinesi. Mi piange il cuore ma è così, mi conforta il pensare che i cinesi, almeno quelli che sono qui, sanno copiare ma non ideare. Però – prosegue – c’è un aspetto che noto da qualche tempo e mi preoccupa, le professionalità che hanno contraddistinto il nostro distretto stanno venendo meno e tra qualche anno, quando la mia generazione non sarà più attiva, non so se ci sarà chi potrà sostituire quelle incettatrici fantastiche, quelle sarte spettacolari, quelle indimenticabili magliaie che hanno fatto Carpi e la nostra storia. Confido però nei giovani, nella capacità di trasmettere la nostra esperienza per stimolarli e dare un seguito alle nostre attività. Insieme, con le loro competenze tecnologiche e linguistiche, potremmo fare grandi cose”.

L’azienda in cui attualmente Francesca è maggiormente impegnata sta lavorando sodo per affrontare il futuro e, puntualizza, “in qualche anno sapremo se ce l’avremo fatta a passare da un piccolo marchio e dalla produzione per importanti griffe ad avere un marchio tutto nostro al dettaglio. Carpi vive un momento fondamentale e quanto sta facendo l’assessore Simone Morelli e l’Amministrazione è importante. Penso all’esposizione di filati della scorsa settimana, ai B2B e soprattutto a Moda Makers: per le nostre piccole aziende sta facendo tanto. E’ cresciuta e avere una sede stabile offre anche ai visitatori un’immagine completamente diversa rispetto a prima quando, sotto un tendone, sembrava improvvisata. E’ vero che, come noi, deve evolversi ancora, ma è uno strumento utile nelle mani di chi opera nel settore. Spero solo – osserva – che il lavoro fatto in questi anni non sia in ritardo. Le complessità e le variabili sono tante: la moda non rappresenta più ciò che ha significato nei decenni passati, noi possiamo anche inventarci cose incredibili ma è sparito il ceto medio e di questo dobbiamo tener conto. La concorrenza, soprattutto per i prodotti di basso livello, è spietata, per questo occorre puntare sulla qualità, quella vera. Tessuti, ricerca, innovazione, stile e questo sia per la confezione che per la maglieria, per questo realtà come Carpi Fashion System possono essere importanti per aziende delle nostre dimensioni. Io curo molto il colore, il volume, le finiture di un capo, il particolare, quel qualcosa che fa la differenza. Investiamo molto sul prodotto, adesso serve fare altrettanto nelle reti commerciali. Occorre investire sull’estero – conclude Francesca Carmignotto – riprenderci quei mercati come la Russia che, a causa dell’embargo, abbiamo perso e dobbiamo essere presenti negli altri pensando a tutto il mondo, non solo all’Europa. Dobbiamo sforzarci di capire tutti insieme, imprenditori e istituzioni, qual è la direzione da prendere e poi lavorare duramente per ottenere dei risultati. Io credo sia ancora possibile, ma dobbiamo sbrigarci. I cinesi di Prato sono cresciuti tantissimo, quelli da noi stanno andando via, qualcosa vorrà pur dire”.

E che i cinesi abbiano imparato a lavorare benone, lo confermano professionisti che a Hong Kong e in Cina passano parecchi mesi all’anno per seguire varie produzioni di ditte carpigiane e non. “Fanno cose incredibili, ci sono fabbriche con duemila persone e possono fare davvero di tutto. Lavorano per aziende di tutto il mondo perché, non piacerà sentirlo ma è così, la moda va dove si può fare e il costo del lavoro ha la sua importanza. Noi italiani diciamo di essere bravissimi a inventarci la moda, ma adesso non è più così, vedo grandissimi talenti ovunque, di tutte le nazionalità e di tutte le età”. Un’altra cosa con cui Carpi dovrà fare i conti.

A.B.

 

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