Quanto accaduto nella residenza per anziani di Correggio non è in alcun modo giustificabile ma, dal momento che non esistono buoni e cattivi, tutti noi dobbiamo interrogarci su alcuni aspetti imprescindibili, a partire dallo spesso trascurato tema dello stress correlato al lavoro. L’eccessiva stanchezza derivante da un carico di lavoro insostenibile sul lungo periodo, può generare frustrazione e portare gli operatori al burn out? Minutaggi sempre più brevi per ogni prestazione (i tetti sono fissati dalla Regione) possono contribuire a creare situazioni al limite della sopportazione?
“Il sistema di accreditamento richiede precise garanzie sulla qualità assistenziale e sulla gestione unitaria dei servizi per gli anziani, i quali devono essere accuditi con la massima dignità, garantendo, anche a livello territoriale, quanto è sempre stato garantito in Emilia Romagna. E’ fondamentale essere trasparenti nei confronti dei familiari, per dare loro la sicurezza di lasciare il proprio caro, spesso fragile e vulnerabile, in mani sicure mentre i professionisti e gli operatori che ogni giorno prestano il proprio operato nelle strutture di assistenza devono essere ben informati, formati e addestrati come previsto dalle attuali normative vigenti. La finalità è quella di assicurare un elevato standard qualitativo dei servizi e delle strutture attivando il controllo del minutaggio con specifiche linee di indirizzo, in modo da ampliare gli strumenti in capo alle Amministrazioni e alle Asp”. A parlare è il presidente della Cooperativa Scai di Carpi, Ilario De Nittis, ente gestore della Residenza e Centro Diurno Stella. De Nittis, come già proposto nel servizio Pronto Assistenza Nonno nel giugno 2014, pone poi l’accento sulla “creazione di una white list delle associazioni che mettono a disposizione servizi nel campo dell’assistenza e dell’affiancamento agli anziani del nostro territorio”; una proposta lanciata nei giorni scorsi anche dall’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia Romagna.
“Attualmente questo elenco non c’è a Carpi e la sua creazione potrebbe essere un servizio informativo importante; un modo per avvicinare pubblico e privato”, prosegue De Nittis. Intervenire in prevenzione per il presidente della Scai, prima coop ad aver installato, sin dalla sua nascita nel 2010, un sistema di telecamere in tutte le strutture che gestisce, è fondamentale per “proteggere i fragili ospiti delle strutture, garantendo loro alti standard di assistenza e umanità e, al contempo, tutelando coloro che vi lavorano ogni giorno”. Ed è proprio questa la premessa che ha portato alla nascita del Progetto di sicurezza attiva: lo sportello – gratuito, patrocinato dal Comune di Carpi e creato all’interno della Casa del Volontariato (aperto tutti i mercoledì dalle 9 alle 12,30 e su appuntamento) – si rivolge al mondo dell’associazionismo, delle aziende e delle cooperative operanti nel Terzo Settore. “Il nostro obiettivo – spiega il presidente di Scai – è quello di affiancare enti e famiglie sotto il profilo formativo e normativo a fronte dei numerosi cambiamenti introdotti dalla riforma del terzo settore, fornendo anche un supporto economico, attraverso le risorse messe a disposizione da bandi europei e non solo, per la realizzazione di progetti a scopo sociale, culturale, sportivo ed educativo di prevenzione, con un focus particolare sulla sicurezza. Lo scopo ci pare evidente: promuovere e accrescere una cultura della salute e della sicurezza in tutti i luoghi che viviamo, dalla casa al lavoro”. La sicurezza costa ma ci sono “fondi a cui attingere, anche per chi vuole installare un sistema di telecamere, ad esempio. Informazione, formazione e addestramento sono queste le parole chiave che contraddistingueranno l’operato del nostro sportello.
Un luogo nel quale ricevere consulenze gratuite e personalizzate volte a ridurre il rischio di situazioni spiacevoli a tutela dell’intero territorio. Perché, lo ribadisco, investire in prevenzione, significa qualificare i servizi. Noi vogliamo metterci a disposizione dell’intera comunità: solo aiutandoci e contaminandoci a vicenda possiamo tirare fuori il meglio. Privato sociale, pubblico e privato accreditato devono confrontare i loro modelli di assistenza e concorrere così alla qualità dei servizi erogati, realizzando prestazioni a passo con il Welfare. A beneficiarne saranno tutti i cittadini, i quali troveranno una risposta concreta a bisogni sempre più complessi”, sorride Ilario De Nittis, la cui aspirazione più grande è quella di giungere alla creazione di uno Sportello del Welfare pensato per ascoltare e dar voce alle famiglie. Ma questa è un’altra storia.
Jessica Bianchi