Gentile Redazione, mi chiamo Davide e abito a Carpi, ho 56 anni e vi scrivo perché, fino al 3 aprile, mia mamma è stata ospite nella struttura Tenente Marchi di Carpi. Ora, purtroppo, è deceduta, aveva 77 anni. Chiedo a voi due minuti di lettura, non per un compassionevole sostegno, ma per segnalare alla cittadinanza tutto il lavoro delle assistenti sanitarie, infermiere e volontarie/i che hanno donato a mia mamma Vanda, 20 mesi di vita dignitosa e spensierata, malgrado le patologie che la affliggevano, con costanza, dedizione e amore, compatibilmente con le esigenze degli altri ospiti presenti in struttura, una settantina circa. Vi domanderete che senso abbia questa mia testimonianza, d’altronde questa gente è pagata per fare ciò che sto raccontando, quindi niente di anomalo e neppure strabiliante, ed è proprio questo il nocciolo della questione. La normalità nascosta che la gente dà per scontata senza viverla in prima persona, senza sapere che questi anziani, la maggior parte affetta da patologie importanti, chiusi dentro a mura che dall’esterno non lasciano traspirare l’importanza della struttura stessa e della gente che anonimamente vi lavora all’interno rendendo la loro vita la migliore possibile. Questa mia segnalazione non ha nulla di personale e non è dettata dall’emozione legata alla scomparsa di mia mamma Vanda ma, sull’onda emotiva di quanto è accaduto a Correggio, vorrei far menzione di quelle persone che tanto l’hanno curata, assistita e hanno pianto per la sua dipartita. Non ho mai sentito tanto affetto intorno a una persona che non era un numero di letto, come è successo in Ospedale, nel Reparto di Medicina, dove era stata completamente abbandonata considerandola ormai a poche ore dal trapasso, ma un nome: era la Vandina. Al rientro dall’ospedale avevamo già preparato i vestiti per la sepoltura ma grazie alle cure, la pazienza e il sostegno di tutto lo staff della struttura, con a capo la dottoressa Bellodi, gli sono stati regalati quasi 4 mesi di vita in condizioni più che accettabili. Detto ciò non voglio che venga ricordata mia Mamma ma vorrei fare un encomio a queste ragazze, a cui fa capo la direttrice Simona Pioppi, e renderlo pubblico, a dispetto di quanto succede in altre strutture in Italia dove gli anziani vengono picchiati e maltrattati. E come farlo, se non scrivendo a voi della redazione di Tempo nella speranza che possiate dedicare in futuro una pagina a queste ragazze, alla struttura e ai suoi ospiti e senza timore di smentita. Quanto scritto, son certo avrebbe l’assenso incondizionato di altri parenti che usufruiscono, o come me, hanno usufruito di tali servigi.
D.M.