Il partito che a Carpi non c’è conquista il 14,4%

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Non se la passa bene la Lega a Carpi. Dopo il commissariamento nel 2013, per il Carroccio carpigiano è iniziato un lento e inesorabile declino. Traversie, tra cui l’improvvisa scomparsa del volto storico del partito carpigiano, Argio Alberesi, da cui la Lega, localmente, non si è più ripresa. Nonostante l’assenza in Consiglio Comunale, le divisioni interne e il progressivo scollamento col territorio, però, alla Corte dei Pio il partito di Matteo Salvini, in questa tornata elettorale, ha conquistato uno storico risultato: ben 5.556 i carpigiani che, lo scorso 4 marzo, hanno votato il Carroccio facendo schizzare la Lega a un 14,4%. Il risultato più alto di sempre: basti pensare che nel 2013, alle politiche, il partito si attestò, con 985 voti, a quota 2,35%. Un balzo imputabile, secondo l’ex segretario carpigiano Enrico Fieni, (dimessosi dal suo incarico il 20 giugno 2017 non condividendo più “la metodologia della linea del partito politico”), “ai demeriti degli altri partiti e alle tematiche toccate in questi anni dalla Lega”. Anche se a Carpi “il movimento non ha più voce in Consiglio Comunale – prosegue Fieni – gli elettori hanno voluto lanciare una richiesta precisa di cambiamento. Un cambio di passo assolutamente necessario! Il risultato elettorale ottenuto è la testimonianza di come i governi attuali, targati Partito Democratico, non abbiano soddisfatto le aspettative di una larga fetta di cittadini facendo così maturare in loro il coraggio di dare fiducia a chi ha saputo concentrarsi sulle reali problematiche della vita quotidiana della gente”.
A fargli eco è anche un altro ex segretario cittadino, Andrea Taschini: “credo che il successo ottenuto dalla Lega a casa nostra non sia solo il frutto della spinta data al partito da Salvini. Il nostro non è più un territorio ricco e il terremoto ha dato il colpo di grazia, rendendo evidenti numerosi nodi critici; per non parlare poi del capitolo ricostruzione, frutto non solo della buona politica paventata, bensì, in più casi, della solidarietà espressa dalle comunità. Inoltre, non dimentichiamoci che il PD, durante la campagna elettorale, anziché tentare di dare risposte concrete ai problemi di tutti noi, ha generato dibattiti di dubbia utilità. Un confronto ridotto a suon di “fascisti e anti fascisti” ha portato alla debacle. Altre erano le questioni che stavano a cuore agli italiani e ai carpigiani. Salvini, al contrario, ha saputo dare coraggio a chi aveva paura di dichiararsi pubblicamente leghista o, semplicemente, simpatizzante”. Un risultato, quello elettorale, che, secondo Enrico Fieni, costituirà sicuramente “uno slancio positivo per le Amministrative del 2019. La Lega, sono convinto giocherà un ruolo da protagonista all’interno della coalizione di Centrodestra e auspico possa ritrovare un meritato posto in Consiglio Comunale”.
Sul fronte Amministrative, Taschini è più prudente: “occorre stilare un programma che intercetti i problemi del territorio, dando spazio a persone con un peso specifico importante. Temo che Carpi non sia ancora pronta e i tempi sono ormai molto stretti. Però la Lega ha il dovere di offrire una risposta alla richiesta di cambiamento espressa dagli elettori, non nascondendosi”.
Di scendere nuovamente in campo nel partito di Salvini però, non se ne parla: “per quanto mi riguarda – assicura Fieni – escludo un ritorno al passato poiché, digerita l’euforia del risultato raggiunto, le problematiche locali e provinciali rimarranno. Dalla mancanza di una struttura a una linea guida chiara, a ordini di partito o, meglio, di coalizione, che scavalcano la meritocrazia delle persone. Di certo, qualora volessi rimettermi a disposizione, facendo politica attiva a Carpi, non opterei più per la Lega”.
Anche Taschini pare irremovibile, “quel tempo è finito. Mi dimisi arrabbiato e combattuto per le divisioni interne al movimento. Per la cacciata di Flavio Tosi, uomo per il quale ho sempre nutrito profonda stima e ammirazione. Mi sentivo come una tartaruga ribaltata sul suo guscio. Ma la rabbia, si sa, in politica uccide la ragione”.
Jessica Bianchi