Piazzale Ramazzini non si tocca e il mercato di Porta Modena non si vende! Da una generazione all’altra è stata tramandata l’esistenza di un documento degli inizi del ‘900, un lascito della famiglia Foresti, che cede al Comune di Carpi i terreni corrispondenti all’attuale piazzale Ramazzini, ma ponendo alcune condizioni a cui oggi si appellano i carpigiani contrari alla decisione dell’Amministrazione di vendere ai privati il mercato di Porta Modena. Le giornate trascorse in Archivio storico e le ricerche non hanno finora comprovato l’esistenza di quel documento. Se si tratta di una leggenda, è stata trasmessa per proteggere e tutelare piazzale Ramazzini e la sua fisionomia.
C’è però una lettera del 1846, indirizzata al Podestà, relativa alla costruzione di una chiavica “che servir deve per ricevere una parte delle acque piovane della nuova contrada da farsi lungo la linea delle case a mezzogiorno del piazzale a uso del mercato dei suini. Siccome detto piazzale appartiene a mia moglie così ho creduto bene di sentire anche i figli eredi presuntivi della medesima e dietro ispezione dello stato dei nuovi lavori acconsentono”. Seguono le condizioni poste al Comune di Carpi “che, siccome ha solo in affitto perpetuo detto piazzale mentre il dominio è della Benassi, così la comunità non potrà mai fare alcun lavoro sul piazzale stesso senza l’adesione della proprietaria”. La firma è dell’avvocato Giulio Franciosi, marito di Teresa Benassi a cui appartiene il terreno “in vicinanza del fabbricato di Porta Modena, parte a uso mercato suini e parte sulle mura di città di natura prativa”. Verrà misurato nel 1854 e, dopo una serie di trattative, acquistato in parte dal Comune.
Quando nel 1892 si fa strada l’ipotesi di ampliare il Piazzale Case Nuove “pel mercato suini”, il Comune appronta un progetto che prevede l’acquisizione di una porzione di spazi ortivi per complessivi 1.110 metri quadrati a ovest di porta Modena. Si tratta con il proprietario del terreno che, dopo essere appartenuto al signor Gabardi come indicato nella mappa del 1854 ed essere stato poi acquistato dai Foresti, nel 1892 è di proprietà del signor Antonio Romagnoli. Che il terreno sia stato di proprietà dei Foresti lo si evince anche dal documento firmato da 311 cittadini carpigiani, molto arrabbiati, che scrivono al sindaco per chiedere che il Consiglio comunale, dopo aver bocciato il progetto di ampliamento del mercato dei suini, riveda la decisione.
La città intanto cresce e, per evidenti ragioni anche igieniche ma non solo, il mercato suini viene spostato all’interno del mercato bestiame già dal progetto del 1902 per l’area di Porta Mantova.
Sono gli anni in cui l’Amministrazione comunale, spinta dalle richieste dei grossisti (Il mercato, le fiere, la città. I luoghi del commercio nella storia di Carpi, 2004), valuta la possibilità di utilizzare lo spazio in precedenza destinato al mercato dei suini (già di proprietà pubblica) per costruire il nuovo Mercato dei Polli. La compravendita dei polli, fino a quel momento, si svolgeva per strada in Piazza delle Erbe (ora Piazza Garibaldi) creando gravi problemi per il traffico e difficoltà per i mercanti in caso di cattivo tempo.
Il nuovo Mercato dei Polli viene realizzato su progetto dell’ingegner Malaguti nel 1936 sull’area dell’attuale piazzale Ramazzini: le architetture disegnate nei due piani rispecchiano il movimento razionalista e rappresentano una testimonianza di archeologia industriale che merita la tutela della Soprintendenza ai Beni artistici e culturali. Il completamento della copertura avverrà nel 1939. Dal 1973 l’edificio del mercato pollame ha cambiato destinazione d’uso per ospitare il mercato giornaliero coperto. Oggi è difficile leggere le tracce dell’impianto primigenio, ma l’intero piazzale Ramazzini meriterebbe una completa riqualificazione e valorizzazione coerente con il suo passato e che cancelli gli elementi spuri, come il parco giochi.
In base alla leggenda anche il ciottolato e gli alberi sarebbero quelli originali, ma se per il ciottolato esiste l’impegno di spesa del 1892, per i grandi alberi ci affidiamo ai racconti.
Sara Gelli