Medie e piccole imprese capaci di non disperdere un’esperienza tramandata di generazione in generazione, ma in grado di innovarsi e sviluppare una forte vocazione all’export: se i grandi brand della moda e del lusso sono i più visibili e celebri a livello mondiale, la spina dorsale del modello carpigiano, un distretto della moda unico in Italia, è composto proprio da questo tipo di aziende, meno note ma non per questo meno importanti. Maglieria Paola Davoli ne è un esempio emblematico: fondata nel 1970 dalla signora Paola, a raccoglierne il testimone sono stati i figli Fabrizio e Daniele Stermieri. Tra le caratteristiche della ditta che produce maglieria per donna, c’è il fatto che oltre l’80% della clientela è all’estero, a partire da Giappone, Hong Kong, Stati Uniti, Belgio, Spagna e Portogallo.
La produzione, però, è tutta a chilometro zero, avvenendo integralmente sul territorio della provincia di Modena: “il nostro – spiega Fabrizio Stermieri – è un abbigliamento di tutti i giorni concepito per una donna che ama essere elegante, attenta al buon gusto e alla qualità dei materiali. Abbiamo clienti molto affezionati in tutto il mondo, ai quali cerchiamo di dare il massimo, fornendo il servizio migliore possibile, con consegne puntuali e accurate. D’altronde tutti cercano il made in Italy, ben confezionato e prodotto con filati di qualità”. Per stare su un mercato globale, con clienti sempre più esigenti e una competizione crescente, la qualità non è più sufficiente: occorre anche farla conoscere. Per questo Paola Davoli punta su commerciale e sviluppo all’estero attraverso i nuovi canali offerti dalla rivoluzione digitale: “anche per una piccola azienda come la nostra è indispensabile innovarsi, sfruttando i nuovi strumenti di comunicazione e marketing digitale per poter essere presente in tutti i canali di vendita. Paola Davoli è online da quando esiste la Rete e dall’avvento dei social e degli smartphone, con tutte le applicazioni disponibili, e grazie a questa scelta ogni giorno otteniamo nuovi contatti. Ammetto però che gli acquisti on line, pur essendo un argomento di moda, in Italia sono inferiori al 5%, sebbene all’estero la percentuale sia più alta per la maggiore alfabetizzazione digitale. Per ora gli affari online si fanno durante le svendite, a clienti in cerca d’occasioni scontate”. Se l’azienda è stabile, la crisi generale del tessile, per Fabrizio, non è ancora del tutto superata, a causa del permanere di problematiche strutturali sia a livello italiano che europeo. E se il made in Italy trova sempre più faticosamente una collocazione sul mercato, per il Distretto di Carpi occorre ancora “snellire la burocrazia e creare tutti i possibili momenti d’incontro per conoscersi e fare rete”. In bocca a Fabrizio queste parole non sono retorica, ma fatti concreti: insieme a Niko Mecugni, è tra gli imprenditori che hanno ideato, con il supporto di Carpi Fashion System, la nascita di Moda Makers, la grande fiera del distretto che, in appena tre anni di vita, si sta allargando sempre più, facendosi notare anche oltre i confini italiani. Una vetrina importante per tutto il sistema moda di Carpi, che tra le sue caratteristiche vincenti vede proprio la presenza, in fase ideativa e organizzativa, degli stessi imprenditori, ovvero coloro che meglio di chiunque altro conoscono problematiche, necessità e punti di forza del proprio settore. “Il distretto di Carpi – conclude Fabrizio – potrà continuare a esistere se e solo se gli imprenditori parteciperanno alla rivoluzione digitale in atto. Siamo pieni di idee, di risorse, ma solo insieme potremo metterle in pratica creando sinergie globali. In ogni parte del mondo la moda italiana è associata all’elevata qualità e si fa portatrice di un’estetica inimitabile, legata alla storia di bellezza e del nostro stile di vita unico, invidiato ovunque. Sono questi gli elementi da non dimenticare mai, e sui cui far leva, coniugando tradizione e innovazione”.
Marcello Marchesini