L’arte di intrecciare i fili

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Giulia Lancellotti è molto giovane ma coltiva un hobby che profuma di passato: le lavorazioni a crochet.  Fu sua nonna a instillarle sin da bambina la passione per l’uncinetto ma solo dopo la nascita del primo figlio, Giulia ha sentito l’esigenza di riscoprire il piacere di creare dal nulla un capo per scaldare e coccolare il suo bambino, imparando un po’ alla volta dai video tutorial che circolano online. Da allora non ha più smesso e ha iniziato a confezionare cuffie, fasce, sciarpe e pupazzi (amigurumi come li chiamano in Giappone dove sono stati inventati) per i suoi figli e per quelli delle sue amiche. Un’arte, quella di sferruzzare, che è stata riscoperta e valorizzata negli ultimi anni anche dai più giovani, al punto da portare alla nascita di knit-club e alla condivisione di tecniche e idee in Rete.  “In realtà – spiega Giulia – negli Stati Uniti e nel Nord Europa già da parecchio tempo le ragazze, e persino gli uomini, si dedicano alla passione per il cosiddetto knitting, ovvero i lavori a maglia o a crochet. In Italia, invece, questa tendenza ha iniziato a diffondersi di recente tra i più giovani e credo sarebbe molto positivo iniziare questa pratica già da bambini. E’ un modo per stimolare fantasia e manualità e per trasmettere sin da piccoli il valore delle cose fatte con le proprie mani. Personalmente, col senno di poi, avrei iniziato ben prima a intrecciare fili. E’ un ottimo metodo per meditare con le mani.  C’è chi paragona un’ora di knitting a un’ora di yoga in termini di beneficio mentale: il ripetere movimenti precisi e sempre identici, con il sottofondo del tintinnio dei ferri che picchiettano, ha infatti lo stesso effetto di un mantra rilassante ed è fonte di profonda soddisfazione. Degli studi dimostrano che lavorare all’uncinetto contribuisce a diminuire il tasso di cortisolo nel sangue abbassando i livelli di stress, rende i dolori cronici più tollerabili e rafforza le difese immunitarie ma, soprattutto, la piacevolezza che scaturisce nel vedere concretamente realizzato il frutto del proprio impegno stimola la produzione di dopamina e di serotonina, ossia gli ormoni del benessere”.
Dove trovi l’ispirazione per le tue creazioni?
“Alcune idee nascono dalla mia fantasia, mentre altre si sviluppano grazie alle condivisioni delle altre appassionate del genere. Fare knitting è un’esperienza che promuove la socialità reale e virtuale e così mi capita talvolta di trarre ispirazione dalle foto pubblicate da altre ragazze su blog e social network, dove inoltre vengono scambiati consigli su tecniche e filati. Poi, ovviamente, modifico e personalizzo quell’idea di partenza secondo i gusti e le esigenze mie o di chi la deve indossare”.
Ti fai guidare dall’istinto o segui un processo creativo ben definito?
“Adesso che ho acquisito dimestichezza con i ferri mi lascio spesso guidare dall’idea del momento, ma questo perché nel tempo ho sviluppato degli schemi precisi che fissano le basi di ogni mio lavoro e da cui in seguito possono prendere forma diversi soggetti. Il crochet richiede molto tempo e gran parte di esso deriva dall’esigenza di creare un campione fatto con la lana che si vuole utilizzare per un determinato articolo, e da cui partire a prendere le misure per la persona a cui è destinato. Inoltre, trattandosi di accessori per bambini svolgo anche una scrupolosa ricerca dei materiali più adatti a loro, che non diano fastidio o prurito. E, infine, spesso, sono i bambini a scegliere il personaggio del loro cartone preferito o un animaletto a cui sono particolarmente affezionati.  Per loro un fazzoletto, una coperta o un amigurumi è di frequente anche un oggetto dalla funzione affettiva da trascinare con sé ovunque”.
C’è qualcosa che ti piacerebbe fare con il crochet ma che non hai ancora fatto?
“Vorrei realizzare una casa delle bambole fatta interamente all’uncinetto: non solo le bambole appunto, ma anche le pareti, il tetto e i mobili. Inoltre, vorrei approfondire la tecnica del knit che è leggermente diversa da quella del crochet.  Tuttavia, il mio desiderio più grande è quello di continuare a trasmettere ai miei figli e, in generale, a tutti i bimbi, questo approccio creativo alla vita che è veramente appagante”.
Chiara Sorrentino

 

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