Ci si lamenta spesso di avere a che fare con cani aggressivi, iperattivi, disubbidienti. Li si vuole addestrare fino all’estremo, loro che sono nati per vivere in natura, senza aver bisogno di noi. Sono state create nuove razze, più grosse e potenti. Una di queste è quella del cane lupo cecoslovacco, nato incrociando degli esemplari di pastore tedesco da lavoro con dei lupi euroasiatici.
Ma l’uomo come si comporta da quando prende la decisione di adottarne uno, fino al momento in cui lo inserisce all’interno del nucleo familiare e del tessuto sociale? Mettiamoci per un attimo nei panni del cane e chiediamoci cosa ci sia all’origine di eventuali abitudini sbagliate e reazioni aggressive.
“Non esistono cani aggressivi in quanto tali – spiega il dog trainer Gianluca Setti – ma piuttosto cani che esprimono un disagio in un determinato momento. Il cane possiede innate motivazioni, competenze ed esigenze e quando le frustrazioni superano i momenti di appagamento manifesta la sua insofferenza. Occorre tener conto di questo innanzitutto quando si decide di accudire un cane e nel momento in cui si sceglie la razza dell’animale e, in seguito, quando ci si assume la responsabilità di farlo vivere con noi. Ogni cane è un soggetto ed è importante cercare sin da subito di dargli una forma espressiva, invece di troncarlo: sarebbe una castrazione psicologica con conseguenze disastrose, al pari di quella che si scatenerebbe in un essere umano”.
Come consiglia di procedere quindi nella relazione col cane?
“E’ necessario domandarsi chi sia quel cane, cosa gli piace fare e cosa invece lo mortifica, e verificare che i suoi bisogni siano in linea con il proprio stile di vita, prima di sceglierlo. E’ poi fondamentale lavorare sin dai primissimi mesi su un appagamento vocazionale, designando il suo ruolo all’interno della famiglia, le modalità interattive con le altre persone e gli altri animali al di fuori di casa, definendo i suoi spazi, tenendo sempre conto della sua dimensione emotiva e di quella motivazionale. Questo è l’approccio cognitivo-relazionale più recente che dà risultati migliori rispetto al metodo coercitivo e a quello premiante basato sul rinforzo positivo”.
Facciamo un esempio concreto con il cane lupo cecoslovacco, di cui c’è stata una discreta diffusione negli ultimi anni. Come si lavora con un cane di questo tipo?
“Tutti i cani in generale sono animali sociali e, compito del proprietario o dell’educatore, è quello di dar loro una possibilità integrativa. Nello specifico il cane lupo cecoslovacco, che di fatto deriva dal lupo dei Carpazi, ha un profilo tendenzialmente diffidente, tende ad avere una bassa motivazione sociale verso gli altri cani e, in parte, anche con le persone. Possiede un carattere esuberante, ha una spiccata indole predatoria e tollera difficilmente gli esercizi ripetitivi. Per aprire un canale di comunicazione efficace con lui è importante mantenere delle distanze ampie, soprattutto nel caso di estranei e c’è da tener conto che questo cane ha bisogno di un leader capace di fissare le regole del gruppo, portargli vantaggi e infondergli sicurezza. Se il leader inizia a mancare di costanza e coerenza nelle proprie azioni, confondendolo, allora a quel punto il cane inizierà a metterlo in discussione, arrivando persino a sfidarlo. Poi, ci sono condizioni ambientali imprescindibili: il cane lupo cecoslovacco ha necessità di uno spazio adeguatamente ampio e soprattutto di un padrone dinamico con tanta voglia di vivere con lui contesti perlustrativi, esplorativi e predatori e di farlo socializzare nel modo giusto. Il fatto che non sia particolarmente socievole non significa, infatti, che non possa coabitare in zone urbane con altri cani in maniera corretta e pacifica”.
E’ necessario che il padrone si assuma la responsabilità del proprio ruolo e del cane che ha scelto per sé?
“Esattamente. L’uomo non può pretendere di prendere un cane, inserirlo in un contesto che non è suo e imporgli le proprie abitudini di vita, per poi sconvolgersi se un giorno il cane si rivolta contro di lui o qualcun altro. Ci vogliono tanta serietà, conoscenza, pazienza e responsabilità per accudire un cane. Ricordiamoci che i nostri amici a quattro zampe sono esseri pensanti, in grado di dare risposte flessibili a stimoli diversi. Il tutto sta negli stimoli che forniamo loro”.
Chiara Sorrentino