Non si è fatta attendere la risposta del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Giuseppe Schena, dopo le accuse lanciate dai consiglieri del Movimento 5 stelle dell’Unione Terre d’Argine circa la presunta “scorrettezza” dell’ente di procedere al concambio delle azioni Aimag in Hera. Accuse che il presidente respinge al mittente in quanto “non corrispondenti al vero nonché lesive dell’onorabilità della Fondazione stessa”. Tutte le azioni che l’ente mette in atto, assicura Schena, “si inseriscono sempre e prima di tutto in una cornice di legalità, etica, trasparenza, onestà e rispetto delle regole”. Sul paventato rischio che “l’indipendenza e l’autonomia” della Fondazione dalla compagine politica
siano a rischio, il presidente è laconico: “per garantire tali condizioni è necessario che nessun soggetto ingerisca in alcun modo sulle scelte e le considerazioni di pertinenza dell’ente. Seppur pronti a condividere, ad esempio, tutto ciò che attiene alla collocazione delle risorse e al finanziamento di progetti… sul fronte della gestione patrimoniale siamo tenuti alla massima riservatezza”. Il presidente ha poi ricordato il lavoro di analisi delle varie partecipazioni della Fondazione, da Unicredit al Banco Popolare, fatto da due anni a questa parte: “un percorso teso a salvaguardare nel tempo, un bene prezioso, ovvero il patrimonio”. Dietro al “nostro silenzio – prosegue poi Giuseppe Schena – non vi sono incognite o trattative illegittime, bensì una volontà di riservatezza”, nel pieno rispetto di tutti gli attori in campo in questa delicata vicenda: dalla multiutility di casa nostra ovvero Aimag, a Hera, colosso bolognese quotato in borsa, alle fondazioni bancarie (nella fattispecie Carpi e Mirandola) le quali sono sottoposte “ai vincoli sanciti da Acri e a quelli imposti dall’autorità di vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze”, spiega il presidente. Schena non rinuncia poi a una stoccatina ai consiglieri pentastellati: “tutti amano praticare l’arte del dire agli altri come fare bene il proprio mestiere ma, vorrei ricordare loro, che quando si accusa la Fondazione di non rispettare leggi e norme statutarie, tali gravi illazioni non ricadono solo sulla figura del presidente ma, in un colpo solo, vengono lese la dignità e la competenza degli stessi organi di controllo dell’ente”. Pur essendoci tutte le condizioni per adire le vie legali nei confronti del Movimento, “non ne ho intenzione ma, – specifica Giuseppe Schena – rimetterò tale volontà nelle mani del Consiglio di Amministrazione e di quello di Indirizzo”.
Ricordiamo che la partecipazione della Fondazione CRC in Aimag spa è del 7,5% (il valore della compravendita fu di poco meno di 10 milioni di euro), traducibile, considerando che Aimag ha un patrimonio netto stimabile in 170 milioni di euro, in circa 12 milioni e 750mila euro.
Sulla possibilità di cedere tali quote di partecipazione in Aimag spa, il presidente è cauto: “dal 30 giugno 2012, scadendo il diritto di covendita, la Fondazione è libera da ciascuno vincolo e legittimamente può decidere come muoversi. Da tempo analizziamo lo stato di salute delle nostre partecipazioni, esaminando la redditività e gli scenari di riferimento. Nella nostra volontà di discutere del futuro della nostra partecipazione in Aimag non vi è nulla di eccezionale; a esserlo è il fatto che da 14 anni a questa parte si cerchi di definire un assetto alla municipalizzata. Assetto che dev’essere deciso dalla maggioranza pubblica della proprietà: noi non abbiamo alcuna intenzione di sostituirci alla politica. Qualunque decisione prenderemo sarà tracciabile, legale, trasparente e all’insegna del rispetto della compagine societaria di Aimag, salvaguardando il diritto di prelazione”. E la clausola di gradimento sancita dallo statuto della multiutility? “Di fatto, in questa fattispecie non si applica”, risponde il presidente.
La palla passa ora ai due consigli dell’ente i quali sono chiamati, nei prossimi giorni, a decidere quale percorso intraprendere: se restare o vendere il proprio pacchetto azionario. “Non risponde al vero che abbiamo ceduto le nostre quote a Hera, così come è falso che siano già state prese decisioni e che corra cattivo sangue tra noi e la nostra consorella di Mirandola”, aggiunge Schena. Una decisione che provocherà sicuramente qualche mal di pancia ma, conclude il presidente, “vorrei ricordare che quando questo ente decise di tagliare il cordone ombelicale dalla banca conferitaria d’origine (la Cassa di Risparmio) molti la considerarono una mossa scellerata. Quella scelta invece si rivelò vincente, rese la Fondazione di Carpi un modello e ne raddoppiò il patrimonio. Oggi a noi spetta il compito di fare altre scelte tese a garantire continuità e stabilità a prescindere dal contesto”.
Jessica Bianchi