L’Italia al bivio: sì o no?

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In vista della consultazione referendaria sono stati proposti in queste ultime settimane anche a Carpi incontri di approfondimento e non sono mancate le occasioni di informarsi. Il referendum del  4 dicembre si avvicina: si voterà nella sola giornata di domenica dalle 7 alle 23 e a differenza dei referendum abrogativi, per quello costituzionale non è previsto il quorum: il risultato sarà valido qualunque sia la partecipazione al voto. Tempo ha rivolto alcune domande al fronte del sì e a quello del no.
A cura di Sara Gelli

Le ragioni del Sì

Avvocato Alberto Della Fontana, referente della Rete Comitati civici per il Sì della provincia di Modena:
Quali sono le principali novità che introdurrebbe il referendum?
“La prima è certamente la modifica dell’assetto parlamentare della nostra Repubblica con il superamento del bicameralismo perfetto per cui oggi la Camera e il Senato fanno esattamente le stesse cose mentre con la riforma sarà la Camera l’aspetto centrale del Parlamento. Dopodiché una seconda importante modifica è un nuovo riequilibrio nel rapporto tra Stato e Regioni nel senso che determinate competenze legislative oggi assegnate alle Regioni passerebbero allo Stato per un’esigenza di uniformità sul territorio nazionale. Terzo punto importante: questa riforma tende a ridare vigore all’istituto del referendum popolare abrogativo che oggi per un problema di quorum sappiamo essere spesso destinato a non funzionare”.
Il nuovo Senato come si caratterizzerà e come si differenzierà da quello attuale?
“Il nuovo Senato non darà più la fiducia al Governo e avrà competenze legislative limitate a determinate materie: le leggi costituzionali in primis e le leggi che incidono sulle autonomie dei territori. Diventerà un Senato delle Regioni, ovvero una Camera nella quale le Regioni potranno, attraverso i loro rappresentanti, portare gli interessi territoriali a Roma e questo riequilibra il fatto che determinate competenze legislative passano dalle Regioni allo Stato, ma dentro allo Stato la Regione potrà far sentire al meglio la propria voce”.
Se vince il Sì dunque finisce il bicameralismo paritario?
“Sì, finirà questo sistema per cui ogni legge per entrare in vigore dev’essere approvata nello stesso testo alla Camera e al Senato e si andrà a un sistema a mio parere più funzionale nel quale quasi tutte le leggi verranno approvate solo dalla Camera quindi in tempi più celeri da un lato e con una migliore qualità di contenuto”.
Avvocato qual è il suo parere personale, perché si dovrebbe votare Sì?
“Io credo che noi dobbiamo da un lato completare un sistema che nel nostro Paese è rimasto incompiuto negli ultimi anni: sono state fatte importanti riforme istituzionali a partire dagli anni ’90 ma questo sistema della democrazia dell’alternanza è rimasto a metà: funziona per il Comuni e per le Regioni ma non per lo Stato nazionale. Quindi si tratta di creare i presupposti per una democrazia dell’alternanza anche a livello nazionale e questo è un punto. Dopodiché non c’è dubbio che questa riforma costituisca la premessa per l’avvio di una nuova stagione di riforme di cui il nostro Paese ha massimamente bisogno. Io credo che un Parlamento in grado di meglio funzionare, forte e non debole o ridotto a uno straccio, come ha detto l’ex presidente della Repubblica Napolitano, possa rappresentare l’avvio di una nuova stagione di riforme. Dobbiamo guardare al futuro”.

Le ragioni del No
Avvocato Fausto Gianelli, responsabile provinciale dell’Associazione Giuristi Democratici:
Perché votare contro le principali novità introdotte dal referendum?
“Purtroppo le novità e i cambiamenti che questa riforma introduce, salvo alcuni su cui c’è grande consenso come l’abolizione del Cnel, sono secondo noi negativi. Ne dico una per partire dalla principale: l’Italia è una Repubblica che si basa sulla sovranità del popolo, il popolo esprime questa sua sovranità eleggendo i propri rappresentanti, cioè i parlamentari. Dopo la riforma noi voteremo solo mezzo Parlamento, cioè la Camera dei Deputati, ma i cittadini non eleggeranno più il Senato che sarà composto da persone nominate e scelte dai consiglieri regionali, tra di loro e tra alcuni sindaci, non eletti dal popolo. Ecco in un momento in cui il popolo e il cittadino vorrebbero contare di più, questa riforma li fa contare di meno accentrando il potere nelle mani dei partiti e delle segreterie”.
E’ questo che non convince della nuova configurazione del Senato?
“Questa e molte altre cose. E’ stato detto che consiglieri regionali e senatori andrebbero a Roma una volta alla settimana ma non si capisce come possano svolgere un compito importante come quello del senatore perché, lo ribadisco, il Senato continuerà a esistere e a esaminare tutta una serie di leggi fondamentali: non solo le modifiche costituzionali ed elettorali ma tutte le norme di formazione e attuazione delle leggi europee. E oggi l’Europa si occupa di ogni aspetto della nostra vita. Se un Senato deve esistere allora è necessario che sia composto da persone che fanno questo mestiere a tempo pieno. Se si voleva risparmiare sui costi della politica, si potevano ridurre gli stipendi e le indennità di tutti i parlamentari, tant’è che sono le più alte in Europa, lasciando i senatori a lavorare seriamente”.
Votando no permarrà il bicameralismo paritario?
“Sì in questo momento permarrebbe il bicameralismo paritario che non è un unicum italiano perché la Svizzera, che è la seconda democrazia più antica del mondo, funziona benissimo con un sistema che dal punto di vista della produzione delle leggi è bicamerale paritario. Che anche in Italia ci sia non è un problema nel senso che il nostro Paese produce moltissime leggi con questo sistema, anzi, aggiungo io, sin troppe. Il bicameralismo paritario non frena la produzione delle leggi”.
Avvocato qual è il suo parere personale, perché si dovrebbe votare No?
“Per un risparmio complessivo di 59 milioni di euro che, lo ricordo, è pari alla spesa giornaliera del nostro Paese per gli armamenti e corrisponde al costo di una delle schede progettuali del Ponte sullo Stretto di Messina, si  introduce un sistema di produzione legislativa molto confuso perché l’articolo 70, che è illeggibile, stabilisce tante e varie combinazioni per cui ci saranno in continuazione conflitti per stabilire quando e come una legge dovrà essere approvata da Camera e Senato. E’ un sistema confuso e pasticciato che rende le cose più complesse e toglie democrazia ai cittadini e allontana le istituzioni dagli elettori. Io penso che le democrazia meriti qualcosa di più”.

 

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