L’insegnante di sostegno per mio figlio non c’è

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Solo quando Giovanna ha alzato la cornetta e il tono della voce qualcosa è cambiato anche se le risposte ottenute non soddisfano questa intraprendente mamma carpigiana che non si è arresa al silenzio del sistema. “Dall’inizio dell’anno scolastico sto aspettando l’insegnante di sostegno che deve affiancare mio figlio ma finora non se n’è vista traccia e io non capisco perché” spiega.
Andrea è l’ultimo di tre figli, ha quattro anni e frequenta la sezione dei medi presso la scuola d’infanzia: nel corso di una visita presso la Neuropsichiatria infantile gli è stato diagnosticato un ritardo del linguaggio e, da allora, il pensiero fisso dei suoi genitori è naturalmente quello di fare di tutto per aiutarlo a progredire attraverso specifici esercizi di logopedia.
Al termine del percorso diagnostico, la certificazione ai sensi della legge 104/92 garantisce ad Andrea il diritto all’educazione attraverso un insegnante di sostegno che ne possa agevolare l’integrazione scolastica.
“Pensavamo che fosse importante evitare il senso di isolamento e permettere ad Andrea di fare gli esercizi anche a scuola ma l’insegnante di sostegno non s’è mai vista” commenta Giovanna. Eppure la documentazione è stata consegnata dai genitori alla scuola e il Comprensivo l’ha fatta avere all’Ufficio scolastico provinciale che decide quante ore di sostegno e quanti insegnanti assegnare all’intero Comprensivo in base alla valutazione dei singoli casi e alla loro gravità.
“Ho chiesto alle insegnanti che, a loro volta, hanno interpellato il preside, ho mobilitato altre insegnanti che conoscevo e, alla fine ho telefonato direttamente a Modena per capire che cosa stesse succedendo per scoprire poi che alla scuola frequentata da Andrea non erano state assegnate ore di sostegno”.
Il ritardo del linguaggio è generalmente considerato un disturbo transitorio dello sviluppo e non ha la stessa gravità di altri disturbi specifici dell’apprendimento per cui l’Ufficio scolastico non sempre riesce ad assegnare ore di sostegno ai bambini che ne soffrono perché le risorse, soprattutto in termini di personale disponibile, non lo permettono.  Per i casi più gravi interviene l’Amministrazione Comunale integrando il sistema scolastico con Personale Educativo Assistenziale (Pea) per garantire il diritto all’educazione, all’istruzione e all’integrazione scolastica. “Non mi preme verificare cosa sia successo nel caso di Matteo e quale sia il motivo per il quale non sono state assegnate ore di sostegno alla sua scuola, ma se la certificazione dice che ne ha bisogno, e lui ne ha diritto, io posso pretendere che un insegnante lo affianchi per un numero determinato di ore?” chiede amareggiata Giovanna nella convinzione che si debba fare tutto ciò che è possibile per garantire ad Andrea la possibilità di fare progressi.
Grazie all’impegno del preside, ad Andrea dovrebbero essere garantite sei ore a settimana a partire dai prossimi giorni. “E’ meglio che niente” commenta Giovanna che può comunque contare su due insegnanti “sensibili e capaci di farsi carico del problema dal primo giorno di scuola”.
Sara Gelli