Nella nostra Regione ci sono ancora “500 chilometri di binario unico” spiega Alessandra Coppa, corrispondente territoriale Media Emilia Romagna di Ferrovie dello Stato Italiane. Ma non si pensi, aggiunge, “che binario unico sia sinonimo di rete vecchia. Il raddoppio o il quadruplicamento dei binari, infatti, si sviluppa solo laddove la richiesta di treni è più potente. Tutto si riconduce a un discorso prettamente commerciale: dove ci sono più binari passano più treni. Ciò che cambia è la capacità di transito non la sicurezza: il binario unico è protetto tanto quanto l’alta velocità”. Sicurezza che viene garantita attraverso “il rispetto rigoroso dei protocolli, dei comportamenti e grazie a dispositivi tecnologici avanzati. Tecnologia – assicura Alessandra Coppa – con la quale abbiamo vestito tutte le nostre linee, compresa la Modena – Carpi – Mantova”.
Dottoressa Coppa, il binario unico di per sé quindi non presenta una percentuale di rischio maggiore rispetto, ad esempio, al doppio?
“Il binario unico non è indice di minore sicurezza rispetto al doppio binario; la differenza tra i due, infatti, è essenzialmente di carattere commerciale: su un doppio binario posso far circolare un maggior numero di treni e avere così un’offerta più ricca, mentre su un binario unico la circolazione di treni è meno intensa. Ciò che importa e che tutte le linee siano attrezzate con dei sistemi di sicurezza tecnologici per il controllo della marcia dei treni: strumenti che vanno a supportare e integrare gli operatori, consentendo di controllare, istante dopo istante, la marcia del treno, verificando che il convoglio si stia muovendo in linea con le regole stabilite, come il rispetto della velocità massima in un determinato tratto e dei segnali e che non ingombri una porzione di binario già occupata da un altro treno”.
Come funzionano i dispostivi di sicurezza?
“I computer di bordo montati nelle locomotive dialogano con delle boe, ovvero dei sistemi installati lungo i binari della nostra rete. Tali dispositivi si scambiano continuamente informazioni e verificano che il treno si stia muovendo nel rispetto delle regole per garantire così la sicurezza del suo passaggio. Se uno solo dei parametri non viene rispettato, il sistema entra automaticamente in funzione fermando il treno”.
Può farci l’esempio di una situazione nella quale il treno va in frenatura automatica?
“Un treno che passa con un semaforo rosso o supera la velocità massima consentita o, ancora, che cerca di immettersi in un tratto di binario già occupato viene fermato dalla tecnologia. Tali sistemi di sicurezza supportano e integrano sia gli operatori della circolazione che i macchinisti facendo sì che il treno vada in frenatura automatica. Quando viene riscontrato il mancato rispetto di un parametro il treno si ferma senza alcun intervento umano”.
Gli errori umani però possono capitare…
“Certo ma, lo ribadisco, in caso, ad esempio, di mancato rispetto del rosso, è il dispositivo di sicurezza a mandare istantaneamente in frenatura automatica il treno. Come se, per strada, di fronte a un semaforo giallo, la mia auto rallentasse fino a fermarsi da sola. I sistemi automatici prescindono dall’azione della persona: se un operatore non rispetta la regola in un preciso punto è il sistema che manda in frenatura il treno. Poi è ovvio: se un camion sfonda le sbarre del passaggio a livello e il macchinista se lo ritrova di fronte in quel caso il suo intervento è quello fondamentale per tentare di evitare l’impatto…”.
Qualora si guastassero questi sistemi di sicurezza cosa succederebbe?
“Questi sistemi si autoproteggono: in caso di guasti, la circolazione si ferma automaticamente. Il treno mentre procede sulla linea dialoga continuamente con le boe: può capitare che si verifichi un problema di scambio di informazioni legato, ad esempio, alla mancata trasmissione del segnale; in quel caso, anche se non è successo nulla, il treno si ferma per verificare cosa è accaduto. Alla base della sicurezza vi sono protocolli, regole e persone che rispettano tali norme ma, in questi anni, la nostra scelta è stata quella di potenziare sempre più la tecnologia per tentare così di ridurre al minimo l’incidenza dell’errore umano. Se un operatore sbaglia, il sistema interviene e manda in frenatura preventiva il treno”.
Jessica Bianchi