Il 1° giugno la manager carpigiana Rita Zappador, tra le fondatrici dell’agenzia di spettacolo International Music and Arts, è volata alla volta di Tokyo per seguire la tournée di Patti Smith e un progetto che coinvolge la celeberrima icona della musica rock e il compositore statunitense Philip Glass.
“Si tratta di un omaggio al poeta statunitense Allen Ginsberg – ha spiegato Zappador che dal 1988 si occupa della promozione di artisti di fama mondiale – grande amico di ambedue gli artisti e mentore di Patti nella sua passione e talento per la poesia e l’impegno civile. E’ un progetto speciale che si è tenuto nella più bella sala da concerto di Tokyo: la Sumida Triphony Hall, con i suoi 1.800 posti, per l’occasione ha registrato il tutto esaurito”.
Dell’artista Patti Smith sappiamo quasi tutto. Della donna invece poco. Può raccontarci qualche aneddoto?
“Forse non molti sanno che Patti Smith nutre un profondissimo senso religioso e si reca spesso in Vaticano per far visita al Papa. Un episodio che mi è rimasto impresso risale ai giorni immediatamente successivi la morte di Giovanni Paolo II. Eravamo andate insieme a rendere omaggio alla sua salma e nel momento in cui stavamo attraversando la piazza abbiamo visto la fumata bianca: siamo state le prime a posizionarci sotto il balcone per assistere al fatidico annuncio: Habemus papam. Un’altra volta, pochi minuti prima dell’annuncio dell’elezione di Papa Francesco, ci eravamo sentite perché avevo visto alla televisione la fumata bianca e lei al telefono mi disse che le sarebbe piaciuto che il nuovo papa si chiamasse Francesco (santo per il quale lei ha una grande ammirazione). Può immaginare il mio stupore quando hanno annunciato che il nuovo pontefice aveva scelto proprio quel nome”.
Quali saranno i suoi prossimi progetti?
“Un impegnativo tour con Anohni (il nuovo nome di Antony and the Johnsons) in tutta Europa nei maggiori festival con il suo progetto Hopelessness, dalle sonorità elettroniche e con dei testi esplosivi. E’ un privilegio essere vicini ad artisti di questa caratura, impararne i grandi talenti e conoscerne le piccole debolezze che li rendono umani e vulnerabili. L’intelligenza mirabile la si nota proprio nell’equilibrio che alcuni di loro riescono a raggiungere tra la consapevolezza di una straordinarietà che li distingue da tutti e il senso di appartenenza alla comunità che avvalora la loro missione”.
Chiara Sorrentino