Una folla commossa ha voluto dare l’ultimo saluto a don Ivo

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Un lungo affettuoso applauso ha accompagnato il feretro col corpo di don Ivo Silingardi lunedì 28 mentre veniva portato a braccia all’esterno della Chiesa di Quartirolo, al termine del rito funebre, dove in numerosi erano in attesa non avendo trovato posto all’interno. Si sono svolte in un clima  di grande cordoglio e partecipazione le esequie di questo straordinario sacerdote “che ha speso tutta la sua vita in nome di Gesù – come ha ricordato nella sua omelia il vescovo Francesco Cavina – a favore del prossimo, dei poveri, dei bisognosi e dei giovani. E che amava ripetere il messaggio di don Giussani, il fondatore di Cl, quando affermava che un sacerdote in vita deve obbedienza al suo vescovo e in punto di morte affidarsi alla misericordia di Dio”.
Ma il vescovo ha anche ricordato alcune circostanze  sorprendenti  che hanno contrassegnato gli ultimi giorni di vita di don Ivo: la partecipazione il mercoledì sera nella stessa Chiesa di Quartirolo alla Messa Crismale, la caduta del giorno dopo, giovedì e la morte il  venerdì santo, il  giorno in cui è morto Gesù.  Insieme a Cavina hanno officiato la messa uno dei suoi predecessori, monsignor Elio Tinti e l’attuale vescovo di Cesena Douglas Regattieri, mentre il vescovo Bassano Staffieri ha inviato un messaggio di partecipazione e cordoglio. Erano presenti  i sacerdoti della Diocesi, il sindaco Alberto Bellelli, i  nipoti di don Ivo, Sergio e Filippo, rispettivamente figli di Nando e Adele, i dirigenti e gli amministratori della Scuola alberghiera e della Cooperativa sociale Nazareno, due delle realtà professionali e assistenziali fondate dallo scomparso sacerdote. E prima della benedizione della salma da pare del vescovo Cavina, il vicario don Carlo Malavasi ha pronunciato commoventi parole di ricordo della lunga appassionata attività dello scomparso, volta a favore della crescita umana, sociale e religiosa di quanti si rivolgevano a lui, soprattutto i giovani. Stamattina, 29 aprile, è avvenuta la tumulazione della salma nel cimitero di Carpi.

Cesare Pradella

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