C’è bisogno di poesia e supereroi

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C’è soltanto il Lambrusco, unico vino che si può richiedere, rigorosamente freddo, al bancone, a ricordarci che siamo nel cuore dell’Emilia e non in qualche locale della scena underground di Berlino o New York. Le birre, invece, sono tante e diverse, giusta concessione alla globalizzazione. E’ un mercoledì come tanti a Carpi, ma non al Mattatoio, dove si sta svolgendo Matta’ (S) Lam, una gara di poesie tra persone normali che, per una sera, accettano di salire su un palco a leggere – con accompagnamento di chitarra, o senza – le loro poesie. Otto concorrenti, uomini e donne, ragazzi e adulti, tutti di Carpi tranne un signore sulla sessantina di Rio Saliceto. Due round di massimo tre minuti ciascuno, per ognuno dei quali sarà votato il componimento migliore: i voti della giuria popolare saranno poi sommati per decretare il vincitore finale. E i premi? Borsina, spillette e, udite udite, una bottiglia di – manco a dirlo – Lambrusco per il gradino più alto del podio. Ma è proprio questo a rendere la serata speciale: il fatto che, nell’epoca dei talent show, nel tempo della competizione esasperata, dalla cucina al canto, dal lavoro ai rapporti di coppia, dei comuni individui, in fondo abbastanza timidi come lo siamo tutti, scelgano di condividere gli aspetti più intimi della loro personalità con dei perfetti sconosciuti, senza chiedere nulla in cambio. Di raccontare ciò che pensano della vita, dell’amore, della speranza, in parole povere degli elementi dei quali la poesia è tradizionalmente composta. Non parliamo di novelli Ungaretti o Montale intendiamoci, ma di uomini e donne che mettono la propria sensibilità e le proprie esperienze al servizio di un momento di condivisione, all’insegna dei sentimenti. E allora può capitare di ascoltare il bigliettaio della stazione dei treni recitare versi come Vorrei amarti/lì, in quell’attimo/che mi sfuggi, e immaginarselo a inseguire, nei ricordi, una donna partita un giorno con chissà quale biglietto, naturalmente venduto da lui, per chissà quale destinazione; o la ragazza che, salita sul palco con un guanto nero, agita le braccia accompagnando gli ultimi versi di una delle sue poesie: Non ho più voglia di spiegare/nulla, a parte le ali; oppure il signore sulla sessantina, nostalgico del ‘68 e degli anni in cui, con un Eskimo addosso, viveva passioni non solo politiche: Sono forti i padroni di questa/società/Ruffiani e leccapiedi/Hanno buon gioco/Strisciando ai loro piedi/E il tempo passa e distrugge/Le verità e i migliori ricordi/Mentre carrozze d’oro passano/Su strade lastricate di eroi morti. Ma non pensate che l’atmosfera sia pesante, ammantata di quelle seriosità tipiche di chi, in provincia, prende troppo sul serio se stesso e la cultura perché in realtà la vive come una cosa così distante da apparirgli ieratica. Tutt’altro. Perché in realtà si ride, si urla anche, si battono mani, e il clima è scanzonato ma non goliardico, da serata passata a raccontarsi storie, tra amici che si rispettano. La sala è piena, soprattutto di ragazzi, ma non manca una signora, che dall’età potrebbe essere la nonna di qualche concorrente, ma che in realtà, a fine serata, chiede agli organizzatori di poter partecipare al prossimo appuntamento, specificando però di non avere una e-mail e, dunque, le sue poesie dovrà portarle scritte a mano. A vincere la bottiglia di vino, il cui contenuto viene subito dopo spartito tra il pubblico, sarà una giovane ragazza dai capelli lunghi e gli occhi buoni, con poesie – belle – come questa: Troverei riposo sotto/la curvatura della tua spalla/sotto l’angolo del tuo mento/troverei quel silenzio che ora/non sente la nudità del mio/braccio./Lì anche il cuore/potrebbe recuperare il fiato, lì/ricoperto dove conosce l’odore/dove respira./Ci potrei appoggiare tutto/quel bruciare di pensieri/ancora troppo inesperti/per rassegnarsi alla sera./Potrei addormentare un poco/l’umidità che non si stacca/dalla gola/riposando/questa mia ingombranza. Che una serata come questa, spontanea e sostanzialmente anarchica, dedicata a qualcosa che, nel mondo d’oggi, non ha fondamentalmente alcun valore, come la poesia, possa avvenire a Carpi, lascia piacevolmente stupefatti. Ma ancor di più sapere che questa è la terza tornata di gare poetiche e che ce ne saranno almeno altre due e in quella di martedì 29 marzo il vincitore potrà accedere alle selezioni ragionali a Bologna per poi, se si dimostrerà davvero bravo, salire sino alla finale di Roma. C’è bisogno di poesia e supereroi, recita lo slogan di questa bella iniziativa. La verità è che, probabilmente, quasi nessuno sente il bisogno né degli uni, né degli altri. E proprio per questo  sono quanto mai necessari.
Marcello Marchesini