Sulle tracce di Nicholas…

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Tracce. Intese come canzoni, ma anche scampoli di vita, brandelli d’emozioni lungo il cammino, palpiti d’esistenza quotidiana, speciali nella propria normalità. E sono dieci le tracce lasciate dal trentenne cantautore carpigiano Nicholas Merzi al suo primo album di inediti – Qualche traccia, appunto – che, per venire alla luce, ha richiesto un lavoro di oltre un anno. Opera che non teme di pescare nell’autobiografia, quella di Nicholas è sostanzialmente una raccolta di storie di vita, come può essere quella di un giovane uomo, alle prese con momenti di allegria, tristezza e intimità, tra relazioni amorose, rapporti umani e desiderio di leggerezza. “Dopo anni passati a cantare brani composti da altri – spiega il chitarrista, che ha scoperto l’amore per la musica a 11 anni grazie a Matteo Pellicciari, vicino di casa che all’epoca suonava in una band, per poi scegliere definitivamente  quella strada – ho sentito la forte necessità di creare qualcosa di mio”. Dopo una serie di live e presentazioni in giro per l’Italia, domenica 31 gennaio il cantautore ha presentato il disco, uscito lo scorso dicembre per un’etichetta indipendente, al Mattatoio. In realtà, l’album è frutto di un lungo lavoro, per il quale Nicholas ha riunito testi che hanno una genesi molto diversa nel tempo, come La musica no, scritta nel 2006 strimpellando su un pianoforte in un appartamento di Washington, o Diversi ma simili, il brano socialmente più impegnato, che presentò nel 2007 in un concorso al Kalinka e che parla dell’incontro tra mondi e culture differenti e della ricchezza di tale contatto. Se le canzoni sono tutte in italiano, per una scelta precisa che intende comunicare le emozioni dei testi a una platea la più vasta possibile, il disco presenta una gamma di stili felicemente ibridati, dal rock al pop sino al funky. “Il brano al quale sono più legato è Lui e lei, che è stato lanciato come singolo a settembre. In generale, nella realizzazione di questo mio lavoro, ho avuto la fortuna di poter contare su molte collaborazioni di prestigio, come quella con il bassista Antonio Rigo Righetti, già musicista di Luciano Ligabue, o con la cantante di Atlanda Janet Grey, e ancora con i fiati di Enrico Guastalla e Andrea Gandolfi dei Ladri di biciclette, solo per citarne alcuni. Molte persone mi hanno confessato di essersi identificate in diverse tracce, e questo mi ha riempito di soddisfazione, così come il fatto che ognuno dei dieci brani sia diventato il preferito di qualcuno, a conferma di come la scelta di esperienze reali, legate alla vita di tutti i giorni, senza cercare per forza l’iperbole a ogni costo sia riuscita a intercettare la sensibilità dei miei ascoltatori”. La varietà di stili di Qualche traccia è probabilmente frutto anche dei gusti musicali di Nicholas, che si dichiara, da questo punto di vista, assai laico: “ascolto tutti i generi, senza preclusioni. Anzi, proprio perché musicista, la deformazione professionale mi porta ad analizzare ogni brano in maniera tecnica, cercando di carpirne le soluzioni che mi paiono più efficaci e mi colpiscono”. Sulla scena musicale locale, invece, il cantautore ha qualche perplessità: “era molto viva fino a tre anni fa, ma mi pare che da allora si registri un progressivo affossamento, probabilmente a causa delle tante distrazioni. La passione per la musica sta lasciando il campo a un’eccessiva attenzione alla propria immagine, per cui si fatica a trovare dei giovani aspiranti musicisti motivati”. Come insegna la genesi di Qualche traccia, infatti, alla creazione di un prodotto artistico  di qualità occorrono tempo, impegno, passione e un pizzico di fatica.
Marcello Marchesini